Dal 7 all’11 ottobre si è tenuto a Roma il Comitato Mondiale per la Sicurezza Alimentare, l’unico vero Forum della famiglia ONU a consentire la partecipazione diretta delle organizzazioni della società civile per discutere un tema chiave come il diritto al cibo. Dall’11 al 13 ottobre, a Washington, ha luogo l’annuale conferenza del Fondo Monetario Internazionale, la cui governance è invece notoriamente asimmetrica e non-partecipativa.
Che cosa hanno in comune questi eventi? Troppo poco, appunto. Mezzo secolo di cooperazione per lo sviluppo dovrebbe averci insegnato che le politiche alimentari concertate all’ONU di Roma non possono avere efficacia se si scontrano con politiche economiche e monetarie di segno completamente opposto. Nonostante la plateale inefficacia dei piani di aggiustamento strutturale fatti digerire ai Paesi in via di Sviluppo, e dei piani di consolidamento del debito che ripropongono oggi identiche ricette nei Paesi un tempo ricchi, l’FMI continua a perseguire un approccio neoliberista alle politiche di sviluppo. Ovunque liberalizzazioni e privatizzazioni, imposte dal FMI con la benedizione del G8, hanno contribuito all’impennata della disoccupazione strutturale, all’esodo rurale e alla precarizzazione delle condizioni di vita di milioni di persone, allo smantellamento dei servizi pubblici e alla predazione dei beni comuni.
Il sostegno unilaterale alle politiche dell’agribusiness, ai danni dell’ambiente e della piccola proprietà, è responsabile dell’impennata dei prezzi alimentari, che ha arricchito una manciata di speculatori e scaraventato nella fame milioni di persone: oggi al mondo 60 Paesi e più di 2 miliardi di persone patiscono l’insicurezza alimentare, in piena contraddizione con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e con la Carta dei Diritti Umani.
In un contesto globale sempre più inesorabilmente interconnesso, l’architrave dei nuovi Obiettivi di Sviluppo post-2015 dovrà risiedere nella coerenza di tutte le scelte politiche passibili di impattare sulle sulle vite delle persone, dagli indirizzi macro-finanziari a quelli ambientali, con le finalità della promozione dei diritti umani e della lotta alla povertà. Proprio in quest’ottica, a margine dell’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’Italia e l’OCSE hanno copromosso uno “special event” per sottolineare l’importanza di un approccio coerente alle politiche di sviluppo per vincere la sfida della sicurezza alimentare.
Il convegno ha opportunamente sottolineato l’insostenibilità alimentare, ambientale e sociale delle attuali misure di sovvenzione alla produzione dei biocarburanti (alludendo implicitamente al dibattito emerso in proposito in seno alla UE), e la necessità di fornire un sostegno più convinto alla piccola produzione agricola, che produce posti di lavoro, valorizza la biodiversità e minimizza l’impatto ambientale.
Ma in che modo è possibile perseguire il sostegno alla piccola agricoltura, condannando contestualmente il ricorso ai sussidi pubblici che soli le consentono di sopravvivere contro la grande proprietà industriale? E’ ancora possibile pensare ancora, dopo 10 anni di fallimenti, di rilanciare i negoziati del WTO in vista di ulteriori liberalizzazioni, come hanno fatto recentemente l’Italia e l’UE ? Il dibattito sulla coerenza delle politiche rischia di essere minato alla base da una grave incoerenza concettuale sul filo della quale si gioca da anni l’opposizione fra società civile globale e settore privato. Così, mentre il delegato della Nestlé si limita a riproporre di investire nelle partnership pubblico-privato, tocca alla cooperazione ricordare che, al contrario, è ora di imporre un quadro normativo che costringa le imprese private a regolare i propri investimenti in ogni angolo del pianeta su criteri di legalità, responsabilità e rispetto dei diritti umani. A partire dall’accesso alle risorse e alla terra, minacciati dalla diffusa opacità che facilita il land-grabbing e al rispetto del Trattato di Lisbona che vincola coraggiosamente l’UE al rispetto della coerenza delle politiche con gli obiettivi di sviluppo.
Ms Byanyima (Oxfam: all good!) underlined that there are two twin challenges: raising inequalities and food waste. She outlined a series of actions in different areas that are critical to advance global food security, such as: fostering investment in agriculture particularly in small food producers improving their access to markets; establishing strong regulatory frameworks to ensure responsible private investment; ensuring land rights and access to land and other critical resources; ensuring strict adherence to the standards agreed by all investors; removing biofuel subsidies and mandates, providing policy space for progressive taxation; and implementing policies that vindicate the right to food
Nestlé: fosters PPP
di Luca Raineri (Cospe)
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