Il sistema delle pmi «è pronto» ad adottare interventi che vadano nella direzione di una maggiore responsabilità sociale, ma il Nord è come sempre più avanti del Sud
Il sistema delle pmi «è pronto» ad adottare interventi che vadano nella direzione di una maggiore responsabilità sociale: è quanto emerge da una recente indagine portata avanti dalla Confapi, che ha coinvolto tutte le strutture associative e dalla quale emerge che l'85% delle associazioni aderenti ha già avviato attività di sensibilizzazione, informazione o promozione della responsabilità sociale delle imprese.
Incomincia a farsi largo, quindi, il concetto di «impresa etica», attenta cioè che il proprio sviluppo non sia costruito a scapito degli altri, dei più deboli.
E proprio per portare avanti l'obiettivo di promuovere sul territorio questi concetti innovativi il Consorzio Centopercento italiano e Fabbrica Ethica, in collaborazione con la Regione Toscana, stanno portando avanti il progetto «Felafip» per riqualificare le filiere di produzione attraverso l'incentivazione dei valori dell'inclusione sociale. Questa scelta si fonda sulla forte convinzione che lo sviluppo debba creare crescita e coesione fra persone, imprese e territori e non lacerazione sociale. I primi risultati di Felafip saranno presentati il 14 gennaio a Firenze in seno ad un seminario su «Filiera e territori per una qualità etica integrata».
Scorrendo i dati dell'indagine Confapi sembra che parlare di questi argomenti alle pmi sia un impegno in discesa: le associazioni di categorie sono fortemente impegnate e nel 70% dei casi svolge direttamente tali attività di promozione, mentre l'altro 15% opera attraverso una propria struttura di servizi. Emerge che gli ambiti tematici sui quali si è maggiormente concentrato l'impegno delle associazioni sono, oltre a quello della sicurezza e della tutela ambientale, quelli della formazione, dell'attenzione alle risorse umane, degli interventi per facilitare l'integrazione degli immigrati e dei disabili, della sicurezza dei prodotti, del controllo dei fornitori.
Tra i fattori che in futuro potranno favorire maggiormente la diffusione di comportamenti di responsabilità sociale tra le pmi, l'indagine indica soprattutto quello di una maggiore visibilità per le imprese socialmente responsabili, la previsione di incentivi economici, la previsione di un ritorno in termini di immagine aziendale, una maggiore facilità di accesso alle risorse finanziarie e la presenza di programmi di certificazione.
Purtroppo però non è tutto oro ciò che luccica: spesso a fronte di un impegno istituzionale e di categoria per promuovere e partecipare i concetti di inclusione sociale le imprese, specie se piccole hanno paura ad avviare processi innovativi, assalite più da pigrizia concettuale che timore del cambiamento.
Il sistema imprenditoriale del nord-Italia si dimostra più attento rispetto al Mezzogiorno, dove il ritardo culturale sta penalizzando in modo pesante la capacità produttiva delle imprese.
Rita Schena
Villaggio globale.it, 12 gennaio 2005