E' quanto emerge dal
rapporto 'Waste Watcher', elaborato da Last Minute Market e Swg. Non mancano però segnali incoraggianti: il 57% dei cittadini dichiara di "gettare via quasi mai" gli avanzi. Tra gli alimenti sprecati primeggiano la frutta (51,2%) e la verdura (41,2%).
Il fenomeno degli sprechi alimentari rappresenta ancora un problema consistente ma negli ultimi tempi, complice la crisi, i consumatori sembrano aver acquisito una nuova consapevolezza. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Waste Watcher’, elaborato da Last Minute Market e Swg che mostra come ogni anno in Italia vengano gettati 8,7 miliardi di euro (circa mezzo punto di Pil), con uno spreco settimanale per famiglia di 213 grammi, pari a 7 euro. Non mancano però le notizie positive, dovute a una migliorata sensibilità: il 57% dei cittadini dichiara di gettare “quasi mai” gli avanzi e il cibo non più buono, il 27% meno di una volta a settimana, il 55% lo riutilizza. Il 90% degli italiani considera molto o abbastanza grave lo spreco alimentare, il 78% si dice preoccupato da questo problema.
Per quanto riguarda le cause dello spreco, primeggia la motivazione per cui “il cibo aveva la muffa” con il 38,94%, poi “era scaduto” (32,31%), quindi “era andato a male fuori dal frigo nel caso di frutta o verdura” (26,69%), o ancora perché “l’odore o il sapore non sembravano buoni” (25,58%). Su un gradino più basso, cause come “aver cucinato troppo cibo” (13,29%), “aver calcolato male gli acquisti” (13,15%), infine “aver acquistato cose che non piacevano” (6,61%).
Tra gli alimenti sprecati, primeggiano la frutta (51,2%), poi la verdura (41,2%), a seguire i formaggi (30,3%) e pane fresco (27,8%). Tra i cibi cotti in testa la pasta (9,1%), quindi i cibi pronti (7,9%) e i precotti (7,7%). A livello territoriale, invece, le incidenze per regione riflettono differenze significative: in Campania soltanto il 47% non getta via cibo quasi mai, in Lombardia il 62%, in Sardegna il 66% e in Liguria il 68%.
Nella fascia di coloro che dichiarano di sprecare molto si trovano con maggiore intensità, rispetto all’incidenza media, coloro che in famiglia hanno figli con meno di 18 anni, maschi, con una situazione economica medio-alta, giovani, studenti, con intolleranze al glutine o allergie, occupati professionalmente, del Sud, con titolo di studio elevato e residenti in un grande comune. Viceversa si trovano nella fascia bassa della distribuzione della quantità sprecata di cibo coloro che con maggiore incidenza sono anziani, femmine, con coniuge in pensione, del Nord Est, in pensione, casalinghe, senza figli, con bassa scolarità.
Rispetto allo stile di vita, emerge una maggiore incidenza degli indicatori di un elevato stato di benessere: si tratta di coloro che vanno ai concerti, al cinema, a teatro e in palestra, sono sempre connessi ad internet e vanno in ferie almeno 3 settimane all’anno. Rispetto ai comportamenti più direttamente legati al processo di acquisto e gestione del cibo si trovano coloro che hanno frigo e dispensa troppo forniti, non conoscono il significato corretto del “preferibilmente entro”, non si occupano personalmente di fare la spesa e di gestire le dispense di cibo, che acquistano prodotti non in stagione, che solo qualche volta preparano la lista della spesa e che approfittano delle offerte commerciali. (
http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=17417)