La Bossi-Fini e respingimenti sono politiche sbagliate. Mentre prosegue la triste conta dei morti, giovani uomini e donne, bambini, neri tonni incolpevoli che mani pietose estraggono dalla mattanza eritrea di Lampedusa, il deputato del Partito democratico Khalid Chaouki ci ricorda con le immagini rubate al centro di (in)accoglienza dell’isola che fine inumana, indecente ed impietosa hanno fatto gli scampati; e la sindaca Giusi Nicolini ci spiega che in quel centro ci sono «Molte famiglie siriane con bambini» e che «Vanno trasferite subito in centri adatti». Si tratta delle stesse famiglie per le quali eravamo pronti a bombardare la Siria, ma che non valgono un po’ di umanità in Italia.

Il mondo cerca di farci capire che la migrazione è una sfida planetaria e che quel che noi crediamo un’invasione è invece una goccia di un sommovimento che sta cambiando o la faccia di interi Paesi, che gli schizzi di sangue e di morte che arrivano sulle nostre isole e sulle nostre coste sono solo gocce della disperazione e della speranza di chi fugge da dittature inumane come quella eritrea o da guerre civili insensate come quella siriana. Il mondo (e l’Italia) spenderebbero molto meno a favorire la caduta di Isaias Aferwerki in Eritrea o a lavorare davvero ad una transizione democratica in Siria che a cercare di fermare la disperazione con le cannoniere o le ributtanti trovate xenofobe para-leghiste.

Mente quel barcone carico di miseria, speranza e paura affondava a Lampedusa la Comunità internazionale stava organizzando due incontri per capire come affrontare l’eterno problema della migrazione che ha consentito all’Homo sapiens di diventare umano e che rischia di farlo diventare disumano. Il 5 ottobre Guy Ryder, il direttore dell’ International Labour Organization (Ilo) dell’Onu, ha detto che «La tragedia di Lampedusa è un forte monito alla comunità internazionale che deve agire con urgenza insieme per rendere la migrazione sicura e pienamente rispettosa dei diritti umani. La ricerca di migliori e più sicure condizioni di vita e di posti di lavoro decenti sta assumendo proporzioni sempre più disperate, C’è bisogno di nuovi modi per creare canali di migrazione più regolari, in collaborazione con i veri protagonisti del mondo del lavoro: i ministeri del lavoro, i datori di lavoro delle organizzazioni dei lavoratori. Questo richiederà un cambiamento profondo delle politiche in molti Paesi» e tra questa c’è sicuramente la Bossi-Fini, considerata una vera e propria ingiustizia da tutti i Paesi civili.

Ryder ha sottolineato la necessità di un maggior equilibrio tra le politiche di frontiera e le politiche migratorie del lavoro: «Politiche più inclusive in materia di migrazione, che coinvolgano una vasta gamma di ministeri e le parti interessate, e un enorme sforzo da parte dei governi, delle parti sociali e della società civile per cambiare la percezione pubblica negativa».

Tornando a Lampedusa Ryder ha detto che «E’ un’amara ironia che l’incidente si sia verificato mentre l’Assemblea generale dell’Onu stava tenendo il suo dibattito ad alto livello sulla migrazione internazionale e lo sviluppo, su come ottimizzare al meglio i vantaggi per lo sviluppo della migrazione internazionale, anche per gli stessi migranti».

Il secondo ed ultimo giorno del dibattito all’Onu ha commemorato le vittime sconosciute di Lampedusa con un minuto di silenzio e il vice segretario generale Jan Eliasson, si è detto a nome di tutti addolorato e scioccato.

Rupert Colville, portavoce dell’UN Office of the High Commissioner for Human Rights (Ohchr) ha detto: «Vorremmo chiedere alle autorità italiane ed alla comunità internazionale, in particolare l’Unione europea, di rafforzare i loro sforzi per prevenire il ripetersi di situazioni come questa. Gli stati membri dovrebbero inoltre garantire che stanno onorando gli impegni assunti ai sensi del diritto internazionale dei rifugiati». Colville ha preso atto che le autorità italiane dicono di «Voler affrontare la questione in linea con le norme internazionali sui diritti umani ed il rispetto della dignità di tutti i passeggeri» ed ha apprezzato il giorno di lutto dichiarato dal Governo e il minuto di silenzio in tutte le scuole italiane: «E’ significativo. Segna un grande e gradito cambiamento di atteggiamento da parte delle autorità italiane». Ma l’Ohchr anche espresso una crescente preoccupazione per l’aumento del traffico illegale di migranti e rifugiati nel Mediterraneo ed ha sottolineato l’importanza dell’impegno della comunità internazionale su questo tema. Per Colville il naufragio di Lampedusa «E’ indice della disperazione delle persone che vivono in aree di Eritrea e anche in altri Paesi, tra cui la Somalia, colpiti da insicurezza e conflitti, così come la mancanza di godimento dei diritti economici, sociali e culturali di base. E’ inoltre fondamentale che la comunità internazionale si impegni a migliorare la situazione dei diritti umani sul terreno, per affrontare le cause alla radice, in modo che ci sia un sufficiente miglioramento e che la gente non senta la necessità di mettere a rischio la vita intraprendendo questi viaggi pericolosi. L’Onu è pronta a collaborare con le autorità nazionali per porre fine l traffico ed alla tratta di persone provenienti dall’Eritrea e della Somalia. Esprimo le mie condoglianze alle famiglie di coloro che sono annegati nel tragico incidente».

Mentre l’Assemblea generale dell’Onu discuteva di migrazione e gli eritrei ed i somali annegavano nel buio mare davanti alla spiaggia dei Conigli un gruppo di esperti indipendenti della stessa Onu ricordava che «I migranti non sono solo agenti dello sviluppo economico, ma degli esseri umani dotati di diritti». In una lettera aperta indirizzata agli Stati membri dell’Onu, il gruppo esorta «I governi di tutto il mondo e le organizzazioni internazionali ad adottare un approccio che metta i migranti stessi al centro delle discussioni».

Il relatore speciale sui diritti delle persone sfollate, Chaloka Beyani, a nome del gruppo di 72 esperti incaricati dal Consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu per indagare su situazioni specifiche nei diversi Paesi ed a presentare rapporti su questioni tematiche, ha ricordato che «L’emigrazione è un fenomeno proprio della natura umana, è quindi molto importante che i dibattiti che la riguardano siano basati sui diritti umani». Per questo ha chiesto che i governi guardino a questo fenomeno inarrestabile pensando a quello di cui il centro-destra italiano non vuol sentir parlare: «La depenalizzazione delle situazioni irregolari, l’abbandono dei centri di detenzione, la lotta contro la xenofobia della quale sono vittime numerosi migranti e la difesa dei diritti dei bambini migranti, sia nei Paesi di accoglienza che di transito». Esattamente il contrario della Bossi-Fini e dei vergognosi accordi Italia-Libia-

François Crépeau, inviato speciale dell’Onu per i diritti umani dei migranti, ha sottolineato che «I migranti continuano a subire abusi, violazioni dei loro diritti, violenze e forme di sfruttamento, nonostante il quadro giuridico in atto dovrebbe proteggerli, quale che sia il loro status o la loro situazione amministrativa. I diritti dell’uomo devono quindi essere nessi al centro delle discussioni. Se tutti noi accogliamo con favore l’iniziativa di organizzare una tavola rotonda dedicata alle misure adottate per garantire il rispetto e la tutela dei diritti dei migranti, dobbiamo esortare le parti interessate ad integrare i diritti umani in tutte le discussioni di dialogo di alto livello». Gli esperti hanno inoltre esortato gli Stati membri dell’Onu a «Cogliere l’occasione per ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e delle loro famiglie, uno strumento fondamentale per la tutela dei diritti dei migranti», uno strumento di cui non c’è traccia nella disperazione del Centro di accoglienza di Lampedusa i nei Cie/lager italiani.

Il summit di New York, così pesantemente segnato dalla tragedia di Lampedusa, si era aperto con un appello del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, a «Prendere delle misure per proteggere i diritti di milioni di migranti in tutto il mondo ed a riconoscere i loro contributi ai loro Paesi di origine come a quelli di accoglienza. Aver successo nella migrazione è una nostra responsabilità collettiva, così come per i migranti e per gli stessi Paesi. Lo dobbiamo ai milioni di migranti, per il loro coraggio, la loro energia ed i loro sogni che rendono le nostre società più prospere, più resilienti e diverse».

Ban ha presentato il rapporto International migration and development che contiene 8 raccomandazioni perché la migrazione si utile per tutti: migranti e Paesi dove emigrano. Un programma di azione che parte proprio dalla protezione dei diritti umani di tutti i migranti e poi punta a: ridurre i costi della de la migrazione dei lavoratori; eliminare il loro sfruttamento, compresa la tratta; migliorare la sorte dei migranti in difficoltà, migliorare la percezione dell’opinione pubblica; integrare la migrazione nell’agenda dello sviluppo; rafforzare la banca dati sulla migrazione; migliorare le partnership si migrazione e cooperazione.

Secondo L’Onu nel mondo ci sono 232 milioni di migranti. Il 2 ottobre la Banca mondiale ha pubblicato le ultime cifre relative all’invio di fondi nei Paesi di origine dei migranti che nei soli Paesi in via di sviluppo nel 2013 dovrebbero raggiungere i 414 miliardi di dollari, il 6,3 % in più del 2012. Una cifra che nel 2016 dovrebbe arrivare a 540 miliardi di dollari, il più potente incentive alla sviluppo ed alla riduzione della povertà e quindi alla crescita della democrazia e dei diritti umani nei Paesi di origine dei migranti, il che vuol dire, come sappiamo ben noi italiani, che le rimesse dei migranti fanno diminuire la necessità di emigrare.

Ban Ki-moon non si nasconde che siamo di fronte ad una realtà complessa ma è convinto che sia essenziale «Operare di concerto, con coraggio e visione, sapendo che le nostre azioni avranno un impatto su milioni di donne, uomini e bambini. Il Dialogo di alto livello punta a deliberare un ordine del giorno basato sull’azione per creare un sistema di mobilità internazionale più sicuro e più trasparente che protegga i diritti dei migranti, serva gli interessi economici comuni, favorisca la coesione di società multiculturali, risponda alle inquietudini dell’opinione pubblica rispetto all’immigrazione e tenga conto dei punti di vista dei migranti in quanto membri vitali delle nostre collettività».

di Umberto Mazzantini

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