Prima Giornata Nazionale della Medicina del Lavoro: come rilanciare la salute sul lavoro con una grande sfida scientifica e di semplificazione normativa. Rilanciare la medicina del lavoro come competenza essenziale nella valutazione dei rischi ambientali e lavorativi.

Semplificare leggi e norme punitive e ridondanti. Investire il sistema sanitario di una ricerca approfondita delle nuove malattie e malesseri da lavoro in un quadro completamente mutato rispetto a decenni fa. Puntare a una “buona occupazione”, in cui i valori costituzionali di lavoro e salute vadano di concerto e non siano giocati l'uno contro l'altro.

Questi in sintesi, i messaggi chiave emersi dalla prima Giornata Nazionale della Medicina del Lavoro, inaugurata presso la Sala Minerva del Senato da una folta rappresentanza di medici, politici, società scientifiche e parti sociali coordinate dal presidente della SIMLII Pietro Apostoli e dalla senatrice Serenella Fucksia, essa stessa medico del lavoro e segretario della XII Commissione Igiene e sanità.

“Il lavoro più pericoloso è il non lavoro” ha affermato Apostoli nella sua relazione introduttiva. Ma anche chi il lavoro ce l'ha spesso non lo svolge nelle condizioni ideali. “La forte contrazione del settore primario e dell'industria, la diffusione delle forme di appalto e prestazione d'opera, forme contrattuali a tempo, l'irrompere nel mondo del lavoro dell'immigrazione, l'avanzare dell'età dei lavoratori cambiano in profondità rischi e le malattie correlate”. Serve quindi una medicina del lavoro che focalizzi su questi mutamenti epocali per cogliere i segnali dei nuovi malesseri da lavoro e fare vera prevenzione, finalizzata a una “buona occupazione”.

Gli infortuni e le malattie professionali tradizionali sono in calo, come confermato dal rappresentate dell'INAIL*. Mentre sono in aumento i nuovi malesseri da lavoro moderno e destrutturato, come i disturbi da stress e le malattie muscolo-scheletriche, di cui conosciamo solo la punta dell'iceberg per via del fenomeno della mancata segnalazione. E tutto questo costa caro alla società, visto che il “lavoro malato” (come lo definiva il maestro della disciplina Luigi Devoto) genera un costo in sanità e mancata produttività di circa 30 miliardi di euro all'anno (fonte INAIL).

Ma bastano norme e leggi per tutelare salute e sicurezza dei lavoratori? Se così fosse saremmo a cavallo, visto che il decreto legislativo 81/08 sulla sicurezza, con i suoi 306 articoli, è il più lungo, burocratico e ridondante d'Europa (la Francia si accontenta di 32 articoli, la Germania di 26, il Regno Unito di 30 e la Spagna di 54). Il problema sta proprio nel formalismo degli adempimenti della legge italiana che nel tempo ha trasformato il medico del lavoro in una figura afflitta dalla burocrazia, a cui resta poco tempo per fare davvero prevenzione in ufficio e in fabbrica. Serve, a questo proposito una vera rivoluzione – sostenuta con forza anche dalla senatrice Fucksia – che superando la logica della pura vigilanza e sanzione abbia come vero obiettivo la riduzione di infortuni e malattie con un'azione concorde dei vari attori in campo.

Il medico del lavoro soffre ancora di un ruolo subordinato al datore di lavoro. Per questo la SIMLII rivendica la terzietà del “medico competente” e la figura di consulente globale che egli può svolgere in azienda. E anche fuori dai luoghi di produzione, visto che la medicina del lavoro ha sviluppato le metodologie per intervenire anche nella valutazione del danno ambientale, dalla quale è stata esclusa dal Dl 81/08. Il caso dell'ILVA di Taranto è paradigmatico di questa situazione: tutta l'azione politica e legale si è concentrata sugli studi condotti sulla popolazione, di fatto ignorando la condizione dei lavoratori.

“Oggi è molto più complesso monitorare lo stato di salute del lavoratore, che cambia spesso azienda” ha spiegato la senatrice Fucksia. “La realtà delle esposizioni ambientali ci obbliga a seguire il lavoratore anche dopo la fine del lavoro, e anche fuori dai luoghi deputati alla produzione. Di fatto la medicina del lavoro si configura come una vera e propria 'medicina dell'età adulta' capace di monitorare i rischi, saperli prevenire e fare educazione sanitaria. Ma questo è possibile se al medico del lavoro viene risparmiata la mole di adempimenti, carte e visite doppie e talvolta inutili cui una legge ipertrofica spesso lo costringe”.

Appuntamento allora alla prossima Giornata Nazionale il 1 ottobre del 2014. Nel frattempo SIMLII, le altre società professionali, sindacati e politici presenti (da Sacconi a Ichino) si sono impegnati a proporre un quadro normativo più agile, basato sulle evidenze scientifiche e che badi più ai reali obiettivi di salute che agli adempimenti formali.


(dati INAIL)*

  • Infortuni (2012): 657.000 (- 9% rispetto al 2011) – di cui circa 100.000 avvenuti fuori azienda dura te l'uso di mezzi di trasporto. • morti (2012): 824 (- 8% rispetto al 2011)
  • malattie (2012): 46.000 (1.000 in mno rispetto al 2011, ma + 53% rispetto al quinquennio precedente) giorni di inattività temporanea (2012): 12.000.000
  • costi sociali delle malattie professionali (2012): 30 miliardi euro


Per approfondimenti: http:www.simlii.it

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