La via in cui si trova il locale è spesso teatro di episodi di microcriminalità. Il bar "Senza Nome" però resiste, grazie al sostegno del quartiere Porto e spinto dagli obiettivi di integrazione raggiunti. Racconta il gestore, Alfonso Marrazzo: "Ero spaventato dal confronto con gli udenti, ora è una cosa naturale"

Bologna. "Siamo rimasti nonostante le difficoltà incontrate in questo anno": raccontano Alfonso Marrazzo e Sara Longhi, del bar "Senza Nome". Loro, in via Belvedere 11/b a Bologna, hanno aperto una realtà unica in Italia: gestori sordi per uno spazio di incontro per non udenti e udenti. Ma si sono poi scontrati con la realtà della strada, dove sono frequenti episodi di microcriminalità legati allo spaccio o dove stazionano ubriachi. "Con un presidio fatto di cultura siamo riusciti a trovare un compromesso che riqualificasse la zona e adesso siamo noi del quartiere a essere grati al ‘Senza Nome' dell'intervento che hanno fatto" - dice Elena Leti, presidente del quartiere Porto. E continua: "Ciò che inizialmente ci ha fatto anche allarmare era l'impossibilità, per i due titolari, di chiamare la polizia in caso di bisogno: ora infatti con le forze dell'ordine, che durante quest'anno hanno vigilato nella via, stiamo pensando di creare un servizio ad hoc, riservando un numero dove poter inviare un sms o addirittura dotare il locale di un apparecchio collegato direttamente con la polizia".

"Alcuni clienti hanno paura ma per fortuna la situazione va migliorando e noi siamo ancora qui": racconta il trentenne campano Alfonso. "Il confronto che si è creato e l'aria che si respira all'interno del locale è davvero bella. Alcuni imparano a parlare con noi, altri ancora quando sono di spalle al bancone mi chiamano ma io ovviamente non li sento e non mi giro. Finiamo per ridere insieme". Il locale è disseminato di cartelloni con l'alfabeto a gesti, di altri con i simboli corrispondenti a tutte le regioni d'Italia con tutti i segni corrispondenti per i capoluoghi. Ed è proprio così che si è raggiunto l'obiettivo di integrazione. E Alfonso continua: "All'inizio ero spaventato dal confrontarmi con gli udenti perché anche per me è difficile, ora invece è assolutamente una cosa naturale". Diversa invece la situazione di Sara Longhi che, avendo frequentato le scuole con gli udenti si è sempre confrontata con questo mondo: "Ho sempre fatto tanti sacrifici per capire gli altri, adesso invece sono loro che si sforzano di capire me, ed è una cosa importante".

E poi, all'interno del locale, una zona, che dicono ora essere usata sempre meno: è l'angolo del cocciuto, con uno specchio per chi non è aperto il confronto e al quale non resta che riflettersi e rimanere solo con se stesso. Il tutto posto vicino una bacheca con dei fogliettini con le ordinazioni già scritte in modo da facilitare il tutto ma che, di certo, non aiuta l'integrazione. "È capitato che alcuni clienti entrando esordissero con un "Non pensavo che i sordi fossero persone normali": racconta Nunzia Vannuccini, presidente dell'associazione Farm e che cura la direzione artistica del locale. "Senza Nome" serve dunque, paradossalmente, a lanciare un grido e spezzare quel silenzio fatto di pregiudizi che spesso si hanno quando non si conosce qualcosa.

Il 2 ottobre compie un anno e, come ogni compleanno che si rispetti, ci sarà una festa: il via alle 20 con il concerto dei Garage Quartet, alle 21.30 si potrà assistere allo spettacolo di mimo a cura della Compagnia Teatro dei Gatti e, alle 23, appuntamento con la performance della ballerina sorda Annalisa Cataldo. "Senza Nome" è inserito anche nella rassegna "Luci nella città" che coinvolge tutti i commercianti di via Belvedere che, fino al 4 ottobre (ogni mercoledì, giovedì e venerdì, dalle 19 alle 23.30), fanno della strada un pub e un palco a cielo aperto. Presto verrà anche stilato il programma invernale del locale, intitolato "Under the silent" e che prevede corsi di sensibilizzazione alla Lis, mostre, eventi musicali, teatro e performance degli artisti sordi, compreso il tè con delitto: una messa in scena che coinvolgerà i clienti trasformandoli in spettatori-testimoni di un crimine. (http://www.superabile.it/web/it/REGIONI/Emilia_Romagna/Interviste_e_personaggi/info913184095.html)

Irene Leonardi

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