In 4 anni, dalla fine della guerra civile ad oggi, il governo di Luanda ha eseguito 18 espropri di massa, 20.000 persone si sono trovate senza casa. Human Rights Watch parla di azioni illegali e chiede alle autorità di fornire assistenza ai nuovi senzatetto. 20.000 cittadini di Luanda, capitale dell'Angola, sono stati sfrattati dalle loro case dal governo angolano, per "facilitare lo sviluppo e l'aspetto estetico nell'interesse pubblico".

Ad affermarlo sono l'organizzazione internazionale Human Rights Watch, e la ong angolana SOS Habitat, che in un rapporto pubblicato ieri denunciano: dopo la fine della guerra civile, tra il 2002 e il 2006, le forze dell'ordine, con 18 espulsioni di massa, hanno abbattuto almeno 3000 case, senza informare preventivamente i cittadini e senza risarcirli per i terreni confiscati.I quartieri colpiti dagli sfratti improvvisi sono stati quelli più poveri della città, nei quali la maggior parte dei cittadini non è in possesso di documenti che attestino la proprietà della casa.

Il governo, accusa il rapporto, non si è mai preoccupato di legalizzare il dominio di costruzioni e di piccoli appezzamenti coltivati, ed ha avuto quindi facile gioco, in questi 4 anni, nel recuperare tutti i terreni, senza dover emettere dei documenti ufficiali di espropriazione. Nelle cosiddette "aree informali", dove vivono i cittadini con il diritto riconosciuto di occupazione, i residenti sono stati sfrattati con un breve periodo di preavviso.

Tutti gli altri lamentano di non aver ricevuto nessuna informazione preventiva; la polizia li avrebbe cacciati di casa d'improvviso, presentandosi direttamente con bulldozers e ruspe e senza concedere loro nemmeno il tempo di fare i bagagli, prima di radere al suolo le case. Anche i pochi che potevano provare la proprietà dei propri beni non hanno avuto il tempo materiale per farlo. Gli attivisti e i difensori dei diritti civili che hanno cercato di opporsi a queste azioni sono stati spesso arrestati.

Abusi di potere, intimidazioni, violenza eccessiva, arresti arbitrari: il rapporto raccoglie molte testimonianze di cittadini che d'improvviso sono rimasti senzatetto, senza nemmeno conoscere quale autorità ha ordinato l'espropriazione né per quale motivo. Il governo non si è inoltre preoccupato di provvedere ad un'assistenza adeguata per i nuovi senzatetto. Le autorità si sono giustificate dicendo che il terreno sequestrato è necessario per attuare progetti di sviluppo nell'interesse pubblico; che non si è trattata di una vera e propria espropriazione proprio perché i cittadini risultavano abusivi, che occupavano illegalmente territorio statale.

Insomma, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini di Luanda, il governo ha creato 20mila senzatetto, che se prima potevano contare su un reddito economico minimo garantito dal commercio dei frutti dei loro piccoli orti, ora vivono in condizioni molto più precarie. La minaccia di nuovi sfratti illegali è ancora alta, denunciano HRW e SOS Habitat, che chiedono al governo di rispettare le direttive dell'ONU sui diritti civili, e di applicare procedure e garanzie legali a tutela dei cittadini. Ma soprattutto, chiedono alle autorità di garantire urgentemente l'assistenza ai nuovi senzatetto e un indennizzo adeguato per la loro perdita.

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