Nelle aree rurali della sola Damasco un bambino su venti è malnutrito. Presentato in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il rapporto”La Fame in una Zona di Guerra”, con i dati e le testimonianze dei bambini malnutriti a causa del conflitto e le raccomandazioni dell’Organizzazione.

Sono migliaia i bambini uccisi nel conflitto siriano, ma ce ne sono almeno altri 2 milioni all’interno del Paese che stanno combattendo una guerra quotidiana con la mancanza del cibo necessario per sopravvivere. Questa l’evidenza sottolineata nel rapporto “La Fame in una Zona di Guerra” di Save the Children, diffuso oggi per lanciare un forte appello in occasione dell’apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, attraverso le terribili testimonianze dei bambini siriani e delle loro famiglie costrette ad una lotta disperata per poter nutrire i propri figli.

La guerra ha infatti distrutto l’economia della Siria, dove l’indice di Sviluppo Umano è regredito di 35 anni. Quasi 7 milioni di abitanti sono caduti in povertà dall’inizio del conflitto, la produzione di grano è scesa a meno della metà del livello a cui era prima della crisi e il costo degli alimenti è schizzato in alto fuori controllo, mentre quello dei rifornimenti di base è raddoppiato. Anche chi ha un lavoro, a causa dell’inflazione, non riesce più ad acquistare cibo a sufficienza, come dichiara ormai il 40% delle famiglie in 7 governatorati dove è stato possibile fare una rilevazione.

“Nelle città di Damasco, Homs, Aleppo, Idleb, oltre alle violenze e agli abusi compiuti sulla popolazione civile riportati dalle notizie dei media c’è un’altra crisi umanitaria invisibile al resto del mondo, quella di intere aree che sono state circondate e deliberatamente assediate, dove 2 milioni di persone, per la metà bambini, sono rimaste intrappolate senza accesso al cibo, con il terrore di bere l’acqua perché inquinata o che la persona sbagliata potesse sentire il pianto dei loro bambini e scoprire dove erano nascosti. Nelle aree rurali della sola Damasco un bambino su venti è malnutrito, e il 14% è già affetto da malnutrizione grave,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

In queste aree e anche in altre zone del Paese, le famiglie non sono più in grado di produrre o comprare abbastanza cibo, in migliaia vivono sotto tiro senza accesso alla quantità di alimenti necessaria per poter sopravvivere, dovendo spesso scegliere tra la fame e il rischio di essere colpiti dai cecchini uscendo alla ricerca di cibo o acqua da bere. Save the Children ha raccolto racconti di bambini costretti a sopravvivere con niente più di un piatto di legumi o un pezzo di pane per giorni, intrappolati con le loro famiglie nelle cantine a causa delle esplosioni.

“C’erano momenti in cui eravamo circondati, cadevano le bombe, non c’era cibo per me e per i miei fratellini, stavamo nascosti mangiando un pomodoro e mezzo a testa al giorno, per giorni. Altre volte la mamma trovava un po’ di farina e faceva del pane, perché quello che vendeva una macchina che passava ogni tanto era troppo caro per noi. Ci siamo addormentati con la fame molte volte,” racconta Sami, 12 anni, che ha abbandonato la Siria per fuggire in Libano un mese fa. La sua famiglia si è dovuta spostare più volte all’interno del Paese per cercare un posto sicuro, nascondendosi dove capitava come quando l’unico riparo possibile è stata una tubatura delle fogne.

Una mamma, Roula, racconta come “era molto pericoloso per me e per i miei bambini, non avevamo da mangiare, eravamo sempre affamati. Dopo due mesi in queste condizioni eravamo troppo deboli per restare e siamo stati costretti a fuggire”. “Il prezzo del cibo era raddoppiato, latte, pane, tutto era troppo caro per noi. I bambini erano sempre affamati e senza cibo hanno iniziato ad ammalarsi,” dice Jinan, madre di Siba, 3 anni. Per Maryam, madre di due figli piccoli “senza cibo i bambini hanno iniziato a perdere peso, e la fuga è stato l’unico modo perché potessero sopravvivere.”

“I bambini vanno a letto nel mezzo di combattimenti – terrorizzati, soli, vulnerabili – con lo stomaco vuoto. E’ comprensibile che ci sia un dibattito politico sulle future azioni in Siria ma è evidente a tutti la necessità assoluta di un accesso umanitario sicuro a tutte le aree del Paese. Non c’è più spazio per discussioni o tentennamenti: i bambini della Siria non devono patire la fame. In questo contesto, Save the Children Italia chiede in particolare che anche il nostro Paese dia un importante impulso al percorso negoziale e contribuisca così alla risoluzione pacifica del conflitto, e mantenga fede agli impegni finanziari presi in precedenza e, laddove possibile, li incrementi,” conclude Valerio Neri.

In occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si apre oggi, Save the Children chiede:

  • Che l’Assemblea Generale raccolga e amplifichi con forza la voce dei bambini siriani per ottenere un accesso umanitario sicuro a tutte le aree della Siria
  • Che il Consiglio per la Sicurezza dell’ONU trovi un accordo per garantire il pieno accesso al territorio siriano in sicurezza e lungo le vie più adatte a portare gli aiuti
  • Che i paesi confinanti mantengano aperte le frontiere collaborando con l’ONU e le organizzazioni umanitarie per assicurare il supporto necessario a predisporre, trasportare e distribuire gli aiuti utilizzando i percorsi migliori e più efficaci
  • Che i donatori internazionali aumentino il sostegno economico per tutti gli interventi umanitari in Siria e nei paesi confinanti e il Segretario Generale dell’ONU promuova il sostegno dell’intervento umanitario in tutte le zone della Siria, anche quelle in cui l’ONU non è presente
  • Che tutte le parti in conflitto consentano il passaggio degli aiuti umanitari senza lungaggini burocratiche e garantendo la sicurezza dei percorsi necessari

Nei suoi interventi in Siria e nei paesi confinanti, Libano, Giordania e Iraq, Save the Children ha finora raggiunto più di 600.000 persone colpite dal conflitto, tra cui oltre 360.000 bambini, fornendo cibo, alloggio, vestiti, istruzione, e dando supporto psicologico ai bambini che hanno vissuto terribili esperienze per aiutarli a superare il trauma subito.

Per sostenere gli interventi di Save the Children nell’area è possibile dare il proprio contributo attraverso il sito alla pagina www.savethechildren.it/siria o chiamando il numero verde telefonico 800 68 50 00.

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