In Italia al momento ne esiste solo una, nel mondo sono poco meno di ottocento, le Benefit Corporation, in breve B Corp, rappresentano un nuovo modello di impresa che sposa in modo efficace il profitto con l’impatto sociale, insomma sono il segno concreto del cambiamento – di cui abbiamo parlato anche in queste colonne – che vuole sempre più sottile fino a quasi sparire il confine tra organizzazioni profit e no-profit.
La prima B Corp italiana si chiama
Nativa, è una Srl fondata nel 2012 da Eric Ezechieli e Paolo Di Cesare. Nativa sviluppa prodotti e servizi che hanno un impatto positivo sulle persone e sull’ambiente e svolge attività di strategic innovation advisory con il brand The Natural Step (organizzazione no profit internazionale specializzata in innovazione strategica, attiva dal 1989). Nel febbraio 2013
Nativa è diventata la prima Certified Benefit Corporation in Italia, dopo avere superato le valutazioni di B Labs, l’istituzione che ha sviluppato il concetto di Benefit Corporation a partire dal 2009. Oggi ci sono 775 Certified Benefit Corporation in tutto il mondo. Il numero è in crescita esponenziale. Oltre 10mila aziende hanno già utilizzato la metodologia di assessment di B Labs per autovalutarsi.
“Parlare di Benefit Corporation oggi sembra una cosa ancora molto innovativa: aziende che nel proprio statuto e nei propri comportamenti esplicitano lo scopo di avere un impatto positivo sulle persone e sulla società – afferma Eric Ezechieli -. In Nativa crediamo che in realtà sia la cosa più normale del mondo. Oggi gran parte dei profitti delle aziende sono quello che rimane dopo avere scaricato costi e problemi altrove, su altre persone, sull’ambiente e sulle generazioni successive. Un recente studio dell’UNEP (United nations environment programme, ndr) delle Nazioni Unite per esempio ha misurato che nessuno dei grandi business – produzione di energia da fossile, agricoltura intensiva ecc – produrrebbe alcun profitto se venissero correttamente contabilizzati i costi degli impatti ambientali. Già oggi i margini di manovra per continuare in questo modo si riducono. In futuro non esisterà altro modo di fare business: ci troviamo di fronte a un fenomeno storico, un ‘upgrade’ dei paradigmi economici che abbiamo consolidato negli ultimi decenni”.
Come capire se un’azienda è davvero benefit? “In Nativa abbiamo definito chiaramente nel nostro statuto cosa significa avere un impatto positivo sulla società e sulle persone: abbiamo incorporato nello statuto gli elementi del Framework for Strategic Sustainable Innovation di The Natural Step, NGO leader nella ricerca su questi temi dal 1989 – aggiunge il co-fondatore della prima B Corp italiana - . Pensiamo che sia un DNA robusto. Questo ci ha molto facilitato nel processo di valutazione per diventare un Certified Benefit Corporation. Allo stesso tempo, abbiamo sperimentato come le istituzioni fatichino a tenere il passo di questa rapidissima evoluzione. Il Registro delle Imprese di Milano per cinque volte ha tagliato lo statuto che avevamo inviato per la registrazione di Nativa Srl, snaturandolo, perché non capivano il significato di ‘benefit corporation’. Alla fine siamo riusciti a fare approvare lo statuto di Nativa come doveva essere: con questo abbiamo creato un precedente e aperto una nuova strada. Pensiamo che nei prossimi mesi vedremo anche in Italia una crescita esponenziale di Benefit Corporation.” (
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Emil Abirascid, esperto di innovazione che si fa impresa