L’ong bolognese è tra le poche presenti al confine tra Libano e Siria. La presidente Patrizia Santillo: “Ci sono oltre 2 milioni di rifugiati, di cui la metà bambini, e il loro numero è destinato ad aumentare”. Donazioni online sul sito
www.gvc-italia.org“Servono aiuti per i profughi della Siria, il loro numero ha raggiunto l’allarmante cifra di 2 milioni di persone, di cui metà sono bambini sotto i 10 anni, ed è una cifra destinata ad aumentare”. Lo dice Patrizia Santillo, presidente di GVC, ong bolognese presente in Libano, il Paese che attualmente accoglie il maggior numero di rifugiati, circa 716mila.
“Siamo l’unica ong a Masharia al Qa, nella valle della Beqaa, una sorta di zona cuscinetto tra la Siria e il Libano” spiega Simona Canova, responsabile di diversi progetti di assistenza alla popolazione rifugiata, dalla prima accoglienza alla distribuzione di cibo, acqua potabile, prodotti igienici e per la prima infanzia, stufe e coperte per l’inverno, fino al monitoraggio delle condizioni di salute di mamme e bambini.
Fino al 2011 GVC era presente anche in Siria per assistere i profughi iracheni presenti nel Paese, mentre è dal 2012 che opera in Libano per aiutare non solo i siriani in fuga dal conflitto civile, ma anche i cosiddetti “retournees”, cioè i libanesi che per motivi personali o di lavoro si erano trasferiti in Siria e che ora stanno rientrando. “Non sono però considerati ufficialmente profughi e quindi non hanno diritto agli aiuti dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – continua Simona Canova –. Senza di noi sarebbero lasciati a se stessi”.
Il maggior numero di persone assistite da GVC si concentra a Jdeideh, una zona a 20 chilometri dal confine in cui vivono circa 1.000 famiglie, di cui il 90% abita in tende o in rifugi di fortuna. In Libano non esistono infatti campi profughi: “In seguito all'esperienza vissuta con i rifugiati palestinesi – aggiunge Simona Canova –, la politica libanese è stata quanto mai cauta, tentando di evitare qualunque forma di stanzialità”.
L’assistenza alla popolazione rifugiata è però costosa. Solo la fornitura dei materiali per far fronte all’inverno, particolarmente rigido nella valle della Beqaa, richiede dai 200 ai 300 dollari a famiglia, che GVC fino a oggi ha coperto grazie a finanziamenti internazionali (come quelli di Echo, Unicef e Pam), da parte della Regione Emilia-Romagna e del network Agire.
“Ma le previsioni sull’andamento del conflitto sono negative e, in particolare se si dovessero estendere le ostilità, il numero dei profughi aumenterà drasticamente – riprende la presidente di GVC Patrizia Santillo –. Per questo chiediamo anche a privati e cittadini di aiutarci attraverso bonifici o donazioni online sul nostro sito, in modo da darci la possibilità di far crescere il nostro impegno”.