Le esperienze presentate in questo numero di Social News fanno parte di un panorama consolidato e preziosissimo di pratiche di successo realizzate grazie all’intraprendenza e alla vivacità del terzo settore e del privato sociale e ad una sinergia forte tra le scuole e il territorio per la costruzione di una vera e propria comunità educante.
Marco Rossi Doria
Ad oltre trent’anni dal monito di Don Milani “Il principale problema della scuola italiana sono i ragazzi che perde”, la dispersione scolastica rimane superiore alla media europea e si concentra nelle aree di massima esclusione economica e sociale del nostro Paese. Il 18% dei ragazzi non consegue né il diploma di scuola superiore, né una qualifica professionale. Il dato supera il 23% nelle Regioni meridionali e coinvolge, addirittura, un ragazzo su tre nelle periferie e nei quartieri più difficili delle grandi città del Sud ed in troppe periferie anche del Nord. Permane, quindi, una forte corrispondenza tra povertà e povertà di istruzione.
Le esperienze presentate in questo numero di Social News fanno parte di un panorama consolidato e preziosissimo di pratiche di successo realizzate grazie all’intraprendenza ed alla vivacità del terzo settore e del privato sociale e ad una sinergia forte tra le scuole ed il territorio. Si mira alla costruzione di una vera e propria comunità educante, capace di un’efficace presa in carico di bambini e ragazzi fin dalla scuola dell’infanzia e con maggiore attenzione alle età di passaggio cruciali per il successo formativo delle persone in crescita che nella vita partono con maggiori fragilità.
Si tratta di esperienze importanti, che hanno contribuito, nel tempo, a fare chiarezza sulla persistenza di questo circolo vizioso tra esclusione economica, sociale, culturale e rischio di fallimento formativo. Hanno, inoltre, permesso di fare luce sulle cause e sulle possibili soluzioni.
Queste esperienze rispondono all’esigenza – perché la scuola possa assolvere al proprio compito formativo proprio con chi ne ha più bisogno – di rompere la standardizzazione rigida dell’organizzazione scolastica che per troppo tempo ha inseguito un’idea povera di uguaglianza, basata sul fornire a tutti le stesse risposte. La costruzione di un patto educativo centrato sulla persona, che mira a rafforzare le parti deboli, valorizzare le parti forti e scoprire le parti nascoste di ciascuno, rappresenta la strada maestra per dirigersi verso un’idea ricca di uguaglianza, capace di offrire risposte diverse a bisogni profondamente diversi e di dare di più a chi parte con meno.
Queste esperienze hanno potuto essere realizzate grazie alla forte interazione tra la scuola e le realtà presenti sul territorio.
In questi anni, la scuola sta affrontando i grandi cambiamenti sociali che hanno aumentato in numero ed in complessità i compiti educativi che è chiamata a svolgere. La maggiore fragilità e frammentazione delle famiglie, la grande richiesta di socializzazione positiva, la presenza nelle classi di oltre 700.000 studenti di cittadinanza non italiana, la mancanza di occasioni ed opportunità fuori dalle mura scolastiche per i bambini ed i ragazzi delle zone difficili richiedono che la scuola condivida questi compiti con altri attori: sostenendo la genitorialità ed interagendo con tutti coloro che nei quartieri rappresentano un presidio sociale ed intercettano le persone in crescita. In queste prassi si ravvisa un’idea avanzata di bene comune, molto lontana da ogni tipo di assistenzialismo o sterile rivendicazionismo verso le mancanze – tante e gravi – delle istituzioni e della politica. Si tratta di una predisposizione alla ricerca partecipata di soluzioni fattive ai problemi del territorio. Durante lo scorso mandato da Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, abbiamo preso spunto da queste ed altre esperienze per la realizzazione di oltre 200 reti territoriali in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia per il contrasto alla dispersione scolastica. Abbiamo finanziato due anni scolastici di attività con i fondi europei e, da settembre, comincerà una valutazione partecipata per capire come queste reti abbiano funzionato, in direzione della riprogrammazione delle risorse per il periodo 2014-2020 e di un’estensione di questa azione anche alle aree del Centro-Nord nelle quali si concentra maggiormente il fallimento formativo. Al tempo stesso dobbiamo lavorare perché si apra al più presto una nuova stagione per la scuola pubblica: una stagione di nuovi investimenti perché la scuola possa riprendere con decisione il cammino del cambiamento e cogliere le grandi sfide che ha davanti. Una su tutte, rispondere ai bisogni educativi di tutti e di ciascuno. Non sarà facile, ma è l’unica strada per restituire al Paese la mobilità e la coesione sociale di cui ha grande bisogno. (
http://www.socialnews.it/articoli/8679)
Marco Rossi Doria
Sottosegretario all’Istruzione. Primo maestro di strada, ha fondato a Napoli il progetto Chance.