Nella regione della Karamoja lanciato il progetto alla presenza della first lady ugandese Janet Museveni. Padova. A Morilinga, nel distretto di Moroto, regione della Karamoja, agenzie internazionali, ong e associazioni locali si sono riunite ieri per condividere strategie e impegni rispetto a una grande sfida: l’eliminazione del virus Hiv da madre a figlio (Emtct).
Ospite d’eccezione la First Lady Ugandese Janet Museveni, madrina del nuovo intervento strategico denominato OptionB+ e recentemente adottato dal Ministero della Salute ugandese. Si tratta di un protocollo terapeutico semplificato per ridurre la trasmissione Hiv da madre a figlio, oltre che la mortalità tra le donne Hiv positive e tra i neonati esposti al contagio.
La campagna Option B+ è stata lanciata in alcune zone del paese individuate come prioritarie sulla base della prevalenza dell’Hiv. Tra queste la regione della Karamoja dove Medici con l’Africa Cuamm, forte di un’esperienza decennale di intervento nell’area, è partner principale di Unicef nell’implementazione del progetto presentato ufficialmente ieri. L’intervento riguarda i sette distretti della regione e si rivolge a una popolazione di 1.400.000 abitanti con l’obiettivo principale di rafforzare la capacità del sistema sanitario primario di provvedere servizi di prevenzione della trasmissione madre-figlio, nonché adeguati servizi sanitari materno e neonatali.
Le azioni previste vanno dalla formazione dello staff locale sul trattamento antiretrovirale, al potenziamento del monitoraggio in tempo reale dei parti di donne Hiv positive per favorire decisioni tempestive nei servizi di assistenza ai neonati che necessitano di profilassi. Medici con l’Africa Cuamm interverrà inoltre nella fornitura di equipaggiamento aggiuntivo dove necessario, e nell’implementazione di cliniche mobili per offrire i servizi di prevenzione alle donne che vivono a più di cinque chilometri di distanza dai centri sanitari di base. Un ruolo importante è svolto dall'attivazione delle comunità attraverso il coinvolgimento di autorità locali e leader religiosi, oltre all'intervento di agenti sanitari e formazione di gruppi di supporto
“Lavorare in quest’area è molto difficile. La popolazione è composta per lo più da pastori seminomadi. Bisogna guadagnarsi giorno dopo giorno la fiducia della gente e della autorità locali – dichiara Giovanni dall’Oglio, medico capo progetto in Uganda. Ogni mese in Karamoja 100 donne Hiv positive partoriscono senza avere accesso ai sevizi di prevenzione della trasmissione da madre a figlio e ogni mese 24 neonati esposti al contagio diventano Hiv positivi a causa di questo gap. Metà di loro muoiono entro i 12 mesi se non sono trattati con gli antiretrovirali. Da oggi riverseremo l’energia che ci danno la stima e i risultati raggiunti in questi otto anni di lavoro nella nuova sfida di garantire alle donne e ai bambini della Karamoja un futuro senza Hiv”.