Necessario ricorrere alle adozioni internazionali. «Si stima che entro il 2064 le nascite in Italia saranno inferiori del 9% rispetto ad oggi e che la crescita dei nati stranieri non sarà sufficiente a compensare il forte calo delle nascite italiane: meno 127 mila tra il 2012 e il 2064». Questo il drammatico dato enunciato dal professor Gian Carlo Biangiardo, in occasione delle seconda giornata della Settimana sociale dei cattolici italiani, in corso a Torino dal 12 al 15 settembre.

I dati esposti dal professore di Scienze statistiche dell’Università di Milano-Bicocca spazzano via con la loro oggettività le ipotesi di quanti ritenevano che il flusso migratorio sarebbe bastato per garantire un futuro all’ Italia.

Biangiardo afferma: «Fino agli anni ‘80 la dinamica della popolazione italiana è stata principalmente il risultato della componente naturale (cioè il saldo fra nascite e morti) che fino alla fine degli anni ‘60 era così elevata da compensare le pur sostanziali emorragie provocate dagli intensi flussi migratori verso l’estero. Tuttavia già a partire dalla fine degli anni ‘80 la forza della componente migratoria (questa volta in ingresso nel nostro paese) prende il sopravvento, sovrapponendosi a un livello di natalità in netto calo pressoché ovunque».

Aggiunge il professore: «Si valuta che la popolazione italiana supererà la soglia dei 62 milioni di residenti nel 2036 raggiungendo nel 2040 il suo massimo. Da allora in poi avrà inizio una fase di decremento che la riporterà sotto i 60 milioni nel corso del 2062. Nell’ arco di 50 anni la parabola demografica potrà dirsi così completata.

Guardando al futuro, le conseguenze sono a dir poco preoccupanti. Conclude Biangiardo: «Il contributo dell’immigrazione straniera (si stimano 13 milioni nei prossimi 50 anni, a fronte degli oltre quattro milioni attuali) non sarà sufficiente a garantire stabilità rispetto alla frequenza di nascite. Non è dunque sorprendente accorgersi che la più grande sfida della popolazione italiana nei prossimi decenni sarà l’accentuarsi dell’ invecchiamento demografico: a partire dal 2028 la popolazione ultra80enne sarà più numerosa di quella con meno di 10 anni”.

Biangiardo chiosa: «In un prossimo futuro osserveremo il sorpasso dei bisnonni sui pronipoti»

Di fronte a questo quadro a dir poco allarmante, che fare? L’unica soluzione è puntare sul sostegno alla genitorialità in tutte le sue forme. E questo in sintesi l’invito espresso da Gianmario Fogliazza, delegato Ai.Bi. all’interno del Forum della Associazioni familiari e membro del consiglio direttivo nazionale di tale organismo. Nel suo intervento, Fogliazza sottolinea: «Per rilanciare la natalità nel nostro Paese occorre rimuovere ogni ostacolo che impedisce di coltivare con serenità la prospettiva dell’accoglienza dei figli, consentendo ai coniugi di avere il numero di figli desiderato, anche quando segnate dall’esperienza della sterilità non automaticamente negazione di possibile fecondità. E’ doveroso incoraggiare e incentivare l’accoglienza, sostenendo i coniugi aspiranti genitori; spesso due sposi che desiderano un figlio, o sono disponibili ad assicurare una famiglia a un bambino abbandonato, incontrano difficoltà e impedimenti, eccessi di burocrazia e prassi esasperanti, atteggiamenti investigativi e selettivi, persino costi non sostenibili, tali da rendere l’accoglienza di un figlio un lusso».

Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., riflette: «E’ impressionante pensare che per equilibrare il dato emerso (meno 127 mila nascite) basterebbe adottare solo il 3% dei bambini abbandonati della Repubblica Democratica del Congo! Una piccolissima percentuale dei bambini abbandonati di un solo paese garantirebbe il futuro del nostro Paese: e questo ha un grande significato nella storia dell’umanità. È l’apertura verso una nuova umanità dove non esistono realmente più differenze di etnie, culture, lingue, religioni in quanto il futuro dei nostri Paesi sarà in carico a questi nuovi figli e nipoti, i veri figli del mondo».

Se pensiamo poi a quante sono oggi le coppie che non hanno figli e che potrebbero averli con l’adozione, si vede come la soluzione al problema potrebbe imboccare una strada risolutiva.

Ma occorre riformare l’adozione per renderla più veloce e accessibile economicamente anche alle famiglie meno abbienti. Questioni racchiuse nella proposta di riforma della legge 184 del 1983, elaborata sulla base di un Manifesto promosso da Ai.Bi. e firmato da 15mila persone, che la Commissione Giustizia alla Camera dovrebbe discutere, ma non sembra avere particolare fretta di metterla all’ordine del giorno.

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