Roma. Il rapporto
Cost of Inaction lanciato ieri da ONG internazionali, il Fondo Globale per la Lotta contro AIDS, Tubercolosi e Malaria e le Nazioni Unite* si rivolge ai leader mondiali, che entro la fine dell’anno saranno chiamati a dichiarare il proprio impegno finanziario a favore del Fondo Globale per il prossimo triennio. Secondo studi condotti nei mesi passati, è pari a 15 miliardi di dollari l’investimento che il Fondo Globale dovrebbe sostenere fra il 2014 e il 2016 per contrastare efficacemente le tre pandemie.
Sulla scia di recenti dichiarazioni scientifiche, il rapporto si prefigge di dimostrare che un incremento degli investimenti consentirebbe di tenere sotto controllo le tre malattie infettive e alleviare così le sofferenze a cui sono soggetti milioni di persone nel mondo. In mancanza di maggiori investimenti a favore del Fondo Globale non solo si avrebbero delle conseguenze negative in termini umanitari, ma bisognerebbe fare i conti anche con un enorme impatto negativo in termini economici. Ecco le conclusioni a cui giunge il rapporto nel caso in cui i donatori mantenessero il livello di finanziamenti invariato e non si impegnassero quindi per un investimento pari a 15 miliardi in occasione della conferenza di rifinanziamento del Fondo Globale in programma quest’autunno:
AIDS:
- 3,9 milioni di nuove infezioni HIV nei prossimi tre anni
- 47 miliardi di dollari da spendere per garantire la terapia antiretrovirale salvavita ai 3,9 milioni di persone che hanno contratto l’HIV
Tubercolosi:
- 3 milioni di persone in meno curate e 1 milione di vite che non potrebbero essere salvate
- la mancanza di trattamenti antitubercolari adesso al costo di 30 dollari per paziente, porterebbe nel futuro a casi di tubercolosi multiresistente che potrebbero costare fino a 1.000 volte di più
Malaria:
- un finanziamento adeguato per contrastare la malaria si tradurrebbe in 196.000 decessi all’anno e in 430 milioni di casi di malaria che avrebbero potuto essere evitati
- in termini economici, vi sarebbe un mancato incremento del PIL pari a 20 miliardi di dollari.
Il nostro paese ha svolto un ruolo fondamentale per il lancio del Fondo Globale, avvenuto in occasione del Summit G8 di Genova del 2001. A partire dal 2009, tuttavia, l’Italia non ha mantenuto le promesse fatte nei confronti di tale organismo per un totale di 260 milioni di euro e non ha più assunto alcun impegno finanziario futuro. Considerando che i due terzi del contributo italiano alla lotta contro l’HIV/AIDS erano erogati attraverso il Fondo Globale, a causa dei tagli l’impegno profuso dall’Italia per contrastare la pandemia nei paesi a risorse limitate si è praticamente azzerato. L’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS, una rete di 14 ONG italiane impegnate nella lotta contro la pandemia nei paesi del sud del mondo**, chiede che l’Italia torni nuovamente a fare la sua parte nella lotta globale contro le pandemie, mettendo a punto una rinnovata strategia che parta da una consistente dichiarazione di impegno finanziario nei confronti del Fondo Globale in occasione della conferenza di rifinanziamento di fine anno.
* Il rapporto Cost of Inaction è stato realizzato dalla ONG olandese International Civil Society Support (ICSS) in collaborazione con il Segretariato del Fondo Globale e i suoi partner tecnici (UNAIDS, STOP TB Partnership e Roll Back Malaria Partnership), a sostegno delle attività realizzate dalla rete internazionale Global Fund Advocates Network (GFAN).
** Aderiscono all’Osservatorio Italiano sull’Azione Globale contro l’AIDS le seguenti ONG: ActionAid, AIDOS, AMREF, CCM, CESTAS, CESVI, COOPI, COSPE, COSV, Intervita, ISCOS, Medici con l’Africa CUAMM, Medicus Mundi Italia, World Friends.