Mamoun Mahayni, 21 anni, studia in Libano ma viene dalla Siria. Con un amico ha fondato un’associazione per aiutare i rifugiati in fuga dal conflitto - ormai più 2 milioni secondo le ultime cifre dell’Onu, di cui almeno mezzo milione in Libano.

di Donata Columbro

“Due anni fa alle proteste contro il regime partecipavano tutti i cittadini: donne, studenti, bambini, professionisi… Tutti scendevano in strada per protestare contro gli abusi di Assad”, ci racconta. Poi la repressione del governo è diventata violenta e in Siria sono entrate molte armi a disposizione. A quel punto anche la ribellione si è armata e ha cominciato a combattere contro l’esercito governativo.

“Ora ci sono milizie con combattenti da tutti i paesi confinanti, alla popolazione non è rimasto che scappare”. Quello che fa più rabbia a Mamoun è l’odio che si è scatenato nel suo paese, dove prima cristiani, musulmani e minoranze vivevano in pace. “Non capisco perché simpatizziamo soltanto per le vittime di uno solo dei persecutori e non anche dell’altro”, scrive su Facebook.

Con Hand in Hand for Displaced Syrians in Lebanon Mamoun organizza raccolte fondi, visita i campi, ma soprattutto cerca di far dialogare lealisti (sostenitori di Assad) e ribelli: “L’associazione è nata per portare aiuti concreti, come cibo, acqua, quaderni, pannolini, ecc., ma il dialogo si è sviluppato di conseguenza. Ad esempio io sono contro il governo e l’amico con cui ho fondato l’ong è a favore. I volontari che ci aiutano hanno idee diverse e sostengono fazioni diverse del conflitto, ma lavorano tutti per la stessa causa. All’inizio i rifugiati arrivavano in fuga dalle persecuzioni dell’esercito, ora ci sono siriani che scappano dalle violenze dei ribelli”.

Con l’intervento armato degli Stati Uniti alle porte, Mamoun teme che la vita dei siriani che sono rimasti in patria diventi ancora più precaria. Come scrive Gabriele Del Grande su Fortress Europe, da Aleppo “la gente sa che gli Usa non vogliono abbattere il regime, perché Israele teme gli islamisti dell'opposizione più di Assad. E si chiedono quale sarà la vendetta di Damasco sulle popolazioni della zone controllate dagli insorti.” (http://www.volontariperlosviluppo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2764:siria-iniziative-di-pace-in-mezzo-al-conflitto&catid=356:news&Itemid=2)

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