Il presidente di Legacoop Veneto Adriano Rizzi: «a rischio il futuro del sociale: se passa la nuova aliquota, 6% in meno di servizi di cura e assistenza». Nel 2014, per 3.370 lavoratori veneti del settore pericolo licenziamento.
Mestre. Futuro a rischio per il sociale della nostra regione se verrà confermato l’aumento dell’Iva dal 4 al 10% sui servizi sociosanitari e educativi. La nuova configurazione dell’imposta porrebbe, infatti, una pesante ipoteca sull’erogazione di prestazioni fondamentali che in Veneto sono rese alla comunità dalle 800 cooperative sociali del territorio e dai loro consorzi, imprese che occupano 30mila lavoratori. Legacoop Veneto lancia l’allarme in una lettera aperta ai parlamentari veneti, dove vengono descritte con puntualità le gravi conseguenze dell’incremento dell’aliquota, previsto dall’art. 1 comma 489 della Legge di stabilità 2013, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2014.
«Nell’appello - spiega preoccupato il presidente di Legacoop Veneto Adriano Rizzi - evidenziamo come sei punti percentuali in più nella tassa avrebbero l’effetto grave di far salire il costo dei servizi sia per i Comuni sia per i privati, e dunque di abbassare il livello quantitativo e qualitativo delle prestazioni, con effetti drammatici per tantissime famiglie della nostra regione. Ancora una volta a pagare gli esiti della crisi sarebbero così i cittadini, in particolare quelli delle fasce più deboli, il che è inammissibile».
Il provvedimento, inoltre, metterebbe in ginocchio centinaia di cooperative del settore sociosanitario ed educativo, con il rischio più che reale di licenziamento per migliaia di lavoratori. Sono loro a garantire i livelli essenziali di assistenza territoriale, offrendo la maggior parte dei servizi di welfare esistenti: asili per l’infanzia, assistenza domiciliare per i non autosufficienti, servizi residenziali e diurni per gli anziani e per le persone con disabilità.
Quantificando i danni per il Veneto, sono 3.370 gli occupati della cooperazione del settore che potrebbero perdere il posto, per l’effetto combinato dell’aumento Iva e di altri provvedimenti già in atto legati alla spending review (su un totale di 42.800 lavoratori del sociale a rischio licenziamento stimati a livello nazionale dall’Aci, Alleanza delle cooperative italiane). Ancora, per riuscire a versare il 10% di Iva, i Comuni veneti si vedrebbero costretti a ridurre del 6% le prestazioni territoriali oggi garantite. E tutto questo, si sottolinea nella lettera, senza alcun recupero di gettito per gli enti locali: le risorse verrebbero infatti spostate dal livello territoriale a quello statale.
«Serve scongiurare questo triste scenario: per questo chiediamo tutta l’attenzione dei parlamentari veneti. Ma il vero paradosso - continua Rizzi - è che neppure a livello nazionale il recupero di risorse potrebbe considerarsi significativo. Nelle casse dello Stato entrerebbe, infatti, qualcosa come 80 milioni di euro annui. Poco rispetto a quanto ci si aspettava inizialmente. Dall’altra parte, gli oltre 40mila lavoratori lasciati a casa non verserebbero più i contributi, e assisteremmo a un sicuro incremento dell’economia sommersa, con le famiglie costrette a ricorrere a “assistenti in nero”. Qualcuno insomma ha fatto male i conti. Fermiamoci adesso, finché siamo in tempo».