3 anni di guerra, più di 100.000 morti e 2 milioni di rifugiati, di cui 1 milione bambini. Oltre il 97% dei rifugiati siriani vengono ospitati dai Paesi confinanti con un fardello non indifferente sulle infrastrutture, l'economia e la società degli stessi.
Ben 800mila sono stati registrati in Libano dall'UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati), ma il numero effettivo potrebbe essere molto più alto. Qui, nonostante le condizioni economiche difficili del Paese, trovano supporto e accoglienza da parte delle famiglie libanesi.
“Non ci sono medicine”, “Il latte per i bambini manca”, “I nostri bambini sono per strada e non frequentano la scuola da tre anni”. Nonostante il supporto della popolazione libanese, le necessità primarie dei rifugiati restano ancora tante: il 20% vive senza casa, servizi igienici, acqua ed elettricità. Tra questi anche 150.000 bambini che, non potendo andare a scuola, passano le giornate in strada, giocando tra le macerie e i rifiuti.
Cesvi, in collaborazione con l'Associazione locale Annas Linnas, ha deciso di attivarsi per dare voce a questa emergenza e offrire un aiuto concreto ai profughi siriani in Libano.
Per evitare situazioni discriminanti, che potrebbero far aumentare le tensioni tra la comunità ospitante e i profughi siriani, l'intervento di Cesvi punta al coinvolgimento attivo dei libanesi nella distribuzione di aiuti, privilegiando l'acquisto di cibo di produzione libanese e l'impiego di personale locale nelle attività a favore dei rifugiati.
“I siriani vengono in Libano nella speranza di trovare la terra promessa” - afferma Padre Abdo Raad dell'Associazione Annas Linnas - “ma in realtà trovano un Paese pieno di problemi, di povertà e di ingiustizie, in cui non manca il rischio di attentati. Questo distrugge ulteriormente il loro stato psicologico, già devastato dalle violenze e dai maltrattamenti subìti durante il viaggio dalla Siria”. (
http://www.cesvi.org/news/emergenza-siria)