San Pietroburgo/Roma. A San Pietroburgo i leader del G20 si sono impegnati a un accordo globale per lo scambio automatico di informazioni, dandosi tempo fino al 2015 per attuarlo. Tuttavia, non è chiaro se e quando i paesi in via di sviluppo potranno aderire a questo accordo, e quindi beneficiarne per recuperare, tramite la tassazione, risorse da investire nei loro bilanci pubblici, in servizi sanitari ed educativi.
Il G20 ha anche approvato il piano di azione contenuto nel rapporto OCSE (dal titolo BEPS – Addressing Base Erosion and Profit Shifting) – ma non si è impegnato formalmente a coinvolgere i paesi in via di sviluppo nel processo di negoziazione di nuove norme fiscali.
“Il G20 ha fatto un primo passo importante per combattere l’evasione fiscale, ma occorre che, questa volta, i paesi in via di sviluppo siano veramente coinvolti nei negoziati per un nuovo sistema fiscale internazionale, in modo che i loro cittadini possano avere i servizi e le infrastrutture necessarie allo sviluppo”, dichiara Elisa Bacciotti di Oxfam Italia.
Oggi l’Africa perde quasi il 2 per cento del proprio PIL a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale delle multinazionali – la metà di quanto investito in sanità dai governi dell’Africa sub sahariana.