Cibo e salute. La cucina casalinga in netto declino nel Regno Unito, dove anche le famiglie a basso reddito si rivolgono sempre più spesso all’acquisto di piatti pronti. Un trend che si accompagna a preoccupazioni per la sanità pubblica...

Non che gli inglesi siano mai stati famosi per la loro arte culinaria ma la particolare penetrazione dei piatti pronti tra i sudditi di Sua Maestà a basso reddito pare segnare un trend pericoloso. Secondo il quotidiano britannico The Guardian, che riporta i risultati di uno studio sui consumi al dettaglio svolto su un campione di 30 mila famiglie, in quelle della cosiddetta “classe operaia” la spesa per piatti pronti refrigerati è cresciuta fino a toccare percentuali vicine al 25-30%. In sostanza, le competenze e le abitudini culinarie della Gran Bretagna sarebbero in declino, con un sempre maggiore coinvolgimento dei consumatori meno abbienti, votati a una dieta fatta di cibi pronti convenienti ma carichi di calorie e grassi, venduti come armi per battere l'austerità.

Questo dicono i dati pubblicati dal Kantar Worldpanel, in cui si evidenzia come siano proprio i consumatori più poveri a spendere una quota maggiore del loro budget alimentare in prodotti alimentari malsani, surgelati e refrigerati. Soprattutto famiglie che guadagnano meno di 25 mila sterline l’anno si fanno attrarre nei supermercati dai cibi pronti a prezzi promozionali, trascurando i prodotti freschi. Secondo il Kantar Worldpanel, il tempo medio necessario per preparare il pasto principale della famiglia si è ridotto dai 60 minuti di due decenni fa a circa 32 minuti in tutti i gruppi sociali, e le torte fatte in casa – dolce presente per antonomasia nelle case inglesi – in 20 anni si sarebbero ridotte dal 50 al 20% dei dolci consumati. Negli ultimi due anni le vendite di alimenti surgelati sonno cresciute dell’11% (in crescita del 20% tra i gruppi della classe operaia specializzata) e la spesa per piatti pronti refrigerati è in crescita del 19% (fino al 25-30% tra questi gruppi della classe operaia). In conseguenza di ciò, la percentuale di cibo fatto in casa mangiato dai bambini è in calo.

Un fenomeno che preoccupa e andrebbe di pari passo con un rapporto morboso verso il cibo aggravando seri problemi di salute pubblica, come l'obesità. Tanto che Giles Quick, direttore del Kantar Worldpanel, invoca misure per invertire la tendenza come la riduzione dell'IVA per le linee di prodotti più sani, e restrizioni alla capacità dei rivenditori di offrire promozioni su cibi ad alto contenuto di grassi, di zucchero e di sale. (http://www.valori.it/economia/uk-anche-poveri-smettono-cucinare-6707.html)

Corrado Fontana

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