Sigle e classificazioni sono in aumento ma forse non fanno che ingabbiare le diverse problematiche nelle definizioni: nella pratica serve attenzione alla singolarità. Negli ultimi tempi la letteratura ed i dibattiti sulle diverse forme di necessità di attenzione educativa si sono moltiplicati, consentendo un confronto sempre più ricco e meditato. Accanto alle forme più evidenti di disabilità sono stati individuate altre problematiche, semplici o complesse, circoscritte o legate ad altre difficoltà più diffuse. Oltre alle norme sull'integrazione scolastica delle persone con disabilità sono emersi così nuovi provvedimenti, riguardanti i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e poi i Bisogni Educativi Speciali (BES), di cui si è discusso a lungo nei mesi scorsi (ne parlavamo qui).

Evidenziare che oltre agli allievi con disabilità vi sono anche bambini e ragazzi con altre tipologie di difficoltà è importante, perché consente ai docenti maggiore attenzione alla cura educativa, in termini di personalizzazione ed individualizzazione. Però, con il proliferare delle norme, dei descrittori e delle classificazioni, vi è il rischio poi di percepire la disabilità come una condizione omogenea, mentre invece anche all'interno di essa sussistono situazioni che presentano differenze enormi rispetto ad altre, non di rado piegate invece alla semplificazione, che vuole l'alunno certificato come l'allievo che è seguito dall'insegnante di sostegno. E' compito del corpo docente tutto intero, invece, individuare le specificità di ciascun allievo, a prescindere dalle etichette che lo accompagnano. Un allievo con disabilità sensoriale, infatti, ha necessità palesemente differenti rispetto ad un altro con difficoltà cognitive, con problemi di tipo comportamentali o personali, di integrazione linguistica o sociale. E ciascuno di essi ha pieno diritto a ogni sforzo realizzabile in direzione dell'inclusione, a prescindere dal fatto che abbia una certificazione o vi sia la presenza dell'insegnante di sostegno.

All'interno di tale orientamento, che, a rigore, riguarda tutti gli allievi, vi sono anche le attenzioni educative riguardanti gli alunni con disabilità. Anch'esse devono essere multiple, eterogenee, attente alla singolarità, consapevoli dei reali bisogni di ciascuno. Possono esservi infatti situazioni con difficoltà lievi o in evoluzione, ma anche condizioni di disabilità importante, in cui si renda necessario il rapporto 1:1, con progettazioni fortemente tarate sul singolo, che possono essere necessarie, ad esempio, in alcune realtà significative di autismo o di ritardo mentale.

Si parla orami da tempo della necessità di formare tutti i docenti in materia di didattica speciale, si parla almeno da un po' del bisogno di stabilizzare i docenti di sostegno per consentire la necessaria continuità didattica. Convegni e seminari in merito sono all'ordine del giorno. Eppure i fatti innovativi che realmente favoriscano l'inclusione di tutti gli allievi stentano ad emergere. E un nuovo anno scolastico sta per iniziare, all'insegna dei ritardi e della precarietà.

Buon lavoro a chi continua a credere nella scuola nonostante le tante difficoltà. (http://www.disabili.com/scuola-a-istruzione/articoli-scuola-istruzione/28912-nuovo-anno-scolastico-e-vecchi-interrogativi-come-includere-il-mondo-variegato-della-disabilita-#.UigutT-d8q5)

Tina Naccarato 

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