Scarica qui il contributo inviato. Nel personale calendario della campagna ZeroZeroCinque questo giorno verrà ricordato come la data di entrata in vigore in Italia della “tassa (nazionale) sulle transazioni finanziarie” relativa alla compravendita di strumenti derivati. A parte gli addetti ai lavori, di questa notizia nessuno o quasi avrà sentito niente.
Eppure, nello scorcio del mese appena conclusosi, il MEF è stato scosso da un fermento e dinamismo senza precedenti. A meno di dieci giorni dall’introduzione della “tassa” sui derivati, un comunicato stampa ministeriale avvertiva dell’apertura di una consultazione pubblica lampo sulle proposte di modifica del decreto attuativo della “TTF” italiana, emanato lo scorso 21 Febbraio. Ne abbiamo parlato in uno dei post precedenti e non smetteremo di recriminare con decisione che l’aggettivo “pubblica” riferito alla consultazione dei cittadini su una materia così delicata risulti pressoché inappropriato (per usare un eufemismo) al caso. Nove giorni per una consultazione su un testo estremamente tecnico, in extremis sull’introduzione della misura fiscale e con il “pubblico” – nel senso più ampio e unificante di “collettività” – a godere gli ultimi giorni delle meritate vacanze.
Il senso della consultazione? Lasciamo spazio all’immaginazione, ricordando ai nostri lettori che spesso l’immaginario non è tanto distante dalla cruda realtà dei fatti.
La “TTF” nazionale viene introdotta in Italia con la legge 228/2012 (l’ultima draconiana legge di stabilità di montiana memoria). L’attuazione dell’imposta è demandata al MEF e il decreto dell’allora Ministro Grilli arriva puntuale allo scadere del tempo disponibile: il 21 Febbraio. Il 1 Marzo entra infatti in vigore la “TTF” italiana sulle azioni delle società italiane con capitalizzazione in borsa superiore al mezzo miliardo di euro. L’entrata in vigore della tassa sulle transazioni in derivati è prevista per il 1 di Luglio. Il decreto necessita di chiarimenti, alcuni articolati di natura operativa (per esempio la riscossione dell’imposta) necessitano di approfondite spiegazioni, ci sono presupposti che alcune operazioni e alcuni strumenti finanziari siano stati dimenticati o erroneamente esclusi dall’ambito di applicazione dell’imposta. Il MEF corre ai ripari. L’introduzione della tassa sui derivati slitta (con il DL del Fare) al 1 Settembre, vanno consolidate le modalità di riscossione del gettito. Per i primi pagamenti di entrambe le tasse (sulle azioni e sugli strumenti derivati) bisognerà aspettare il 16 di Ottobre.
Che senso ha lanciare una consultazione (va da sé, non vincolante) a pochi giorni dall’entrata in vigore dell’imposta sui derivati? Viene legittimamente da pensare che si vogliano evitare le dimenticanze, omissioni e falle primaverili nello schema dell’imposta. Ma allora i contributi di natura “politica”, semplici riflessioni di cittadini interessati a un serio e strutturale potenziamento del decreto potranno avere davvero valore? O forse avranno maggior peso le osservazioni dalla quotidianità borsistica sottolineati dalle rappresentanze e associazioni di categoria degli operatori e intermediari finanziari?
Stride, il termine “pubblico” stride nelle nostre orecchie. Lo stesso vale forse per il termine “consultazione”. Quante differenze con le vicine Francia e Germania in cui i ministeri delle finanze si aprono periodicamente a incontri con la società civile, presenziati per la compagine governativa da funzionari di alto profilo, capi di gabinetto e viceministri. Purtroppo siamo lontani da tutto questo.
Tornando alla consultazione, la
campagna ZeroZeroCinque è riuscita a inoltrare il proprio contributo al MEF. Invitiamo chi fosse interessato a leggerlo e – perché no - inviarci un commento a
info@zerozerocinque.it.
Il documento è diviso in due parti. Nella prima facciamo riferimento al debole disegno della tassa italiana. Base imponibile tutt’altro cha ampia, esenzioni di alcune classi di strumenti e istituzioni finanziarie, esenzione del regime intraday per il trading azionario, calcolo dell’imponibile sulla base dei saldi giornalieri e non sul volume lordo delle operazioni eseguite, misure antilayering blande, ecc. Tanti fattori che non ci fanno esclamare “finalmente, ci siamo!”, tanti motivi che giustificano le virgolette sulla dicitura “tassa sulle transazioni finanziarie” nel nostro odierno articolo. Non è la tassa che le organizzazioni della nostra coalizione sostengono, quella del MEF ne è purtroppo solamente una lontana approssimazione.
Va riconosciuto con il massimo dell’onestà intellettuale che la prima parte del documento si riferisce più alla legge istitutiva della “TTF” nazionale. Un testo alle cui linee guida il MEF è costretto ora ad attenersi e che è vincolante per il Ministero. La seconda parte del documento risponde invece puntualmente alle specifiche domande della consultazione (su cui il MEF ha il potere di intervenire). Vi invitiamo a leggerle, soprattutto nelle parti di accompagnamento. Ci riferiamo alla trasparenza degli effetti della tassa, ad alcuni dettagli sulla modifica delle parti nei contratti derivati, all’esonero per i sistemi di compensazione e alla richiesta di non esenzione dei derivati sui dividendi.
L’autunno comincia così. Con una tassa voluta in fretta e furia, in anticipo sui negoziati europei per una TTF a 11 paesi EU via la procedura di cooperazione rafforzata (cosa meritevole se fosse però ben disegnata), una tassa a nostro avviso lontana dall’ideale e non troppo incisiva.
La campagna quindi continuerà la sua attività tenacemente. Fino a quando una misura efficace di lotta alla speculazione finanziaria e di regolamentazione della finanza come la TTF non verrà potenziata, consolidata ed estesa su scala internazionale. Andremo avanti, ampliando anche tematicamente il nostro lavoro con misure parallele atte a ridimensionare il casinò finanziario e non farne ricadere l’azzardo morale sulla collettività! (
http://www.zerozerocinque.it/index.php/notizie/370-la-discutibile-consultazione-lampo-del-mef-il-contributo-di-zerozerocinque)