Quattro soggetti controllano il 73% di un mercato che vale -ormai- 1,55 miliardi di euro. Tra sedi all'estero, controllo dei dati e "disinvoltura" sui contenuti. Milano. La raccolta pubblicitaria online nel 2012 ha toccato 1,55 miliardi di euro, poco meno del 20% rispetto al totale (8,3 miliardi di euro). I fruitori di questi messaggi sono 28,5 milioni di italiani, gli "utenti attivi" sulla Rete censiti in Italia da Audiweb a maggio 2013: sei italiani su dieci navigano perché "espressamente interessati a siti d'informazione", ma solo 15 degli 80 siti web più visitati in Italia fanno riferimento a "operatori media classici" (editori).
Il 73% della raccolta pubblicitaria online (in Italia), invece, è controllata da Google, Microsoft, Yahoo! e Facebook. Per tutte e quattro meccanismi analoghi: la filiale italiana promuove in cambio di una commissione i servizi della casa madre, che normalmente ha sede in un Paese a fiscalità agevolata dove "sposta" i ricavi delle transazioni.
Sei gruppi controllano l'84% del mercato italiano delle bibite, che vale quasi 3 miliardi di euro. Sono Coca-Cola, Sanpellegrino, San Benedetto, Spumador, Pepsi e Ferrero. Alla base di tutte le ricette c'è l'acqua.
E come Coca-Cola (vedi
Ae 150), anche la seconda industria del settore, Sanpellegrino-Nestlé, ha accesso alla risorsa in cambio di un canone irrisorio. Sono 12 i pozzi attivi nel Comune di San Pellegrino Terme (BG), in concessione fino al 2029.
L'Italia non fa niente per l'inclusione dei rom, sinti e caminanti, 170mila persone. A marzo 2013, dopo la sentenza definitiva della Cassazione, è decaduta l'"emergenza" decretata nel maggio 2008 da Berlusconi e Maroni, ma solo sei Regioni su 20 hanno avviato i tavoli di lavoro per realizzare la "Strategia d'inclusione", adottata nel febbraio 2012.
Con un'intervista a Massimiliano Monnanni, ex direttore generale dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali.
La voce "distribuzione" pesa per il 13,8% sulle nostre bollette, tra i 110 e i 140 euro all'anno a famiglia. È un costo riconosciuto da chi vende il gas ad un operatore, per far passare il metano all'interno della sua rete.
Entro fine anno, dovrebbero partire le gare per affidarne la gestione, che per la maggior parte degli operatori presenti sul mercato (molte delle quali società pubbliche, partecipate dai Comuni) potrebbe significare un'uscita di scena: dei 227 attivi nel 2012, potrebbero restarne una trentina. Le gare -da indire entro gennaio 2014- darebbero una spinta alla concentrazione di una torta che vede già due operatori -Snam Rete Gas (gruppo Cdp) ed Enel Rete Gas (gruppo F2i)- controllare il 64,8 per cento del mercato.