"Non avevamo pianificato di andare via ma non abbiamo avuto scelta. Potevamo solo fuggire.” Secondo i dati dell’UNHCR, sono quasi 2 milioni i profughi siriani che hanno lasciato il paese e si trovano attualmente in Giordania, Libano, Turchia, Iraq e Nord Africa, di cui il 51% sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. Oltre 680.000 sono i profughi siriani in Libano, oltre 516.000 quelli in Giordania. ActionAid è presente nei campi profughi in Giordania (Zaatari e Zarqa) e in Libano (Jeb Janeen e Kamed el Louz). In questi due anni e mezzo abbiamo raccolto le voci di molti profughi; la testimonianza che vi proponiamo qui sotto è quella di Amalia, una rifugiata siriana che oggi vive in Libano. Ha lasciato il suo paese più di un anno fa ma i ricordi della terribile notte in cui è stata costretta ad abbandonare la sua casa sono ancora così vivi nella sua memoria, che ne parla come fosse ieri.
di Action Aid
“Sono venuta qui con mio marito e i miei bambini. Non abbiamo avuto tempo di portare con noi nulla. Siamo stati attaccati nelle nostre case. Con noi, abbiamo portato solo i vestiti che indossavamo … Non avevamo pianificato di andare via ma non abbiamo avuto scelta. Potevamo solo fuggire.”
Lui ancora ricorda quel che ha visto
Amalia non è l’unica della sua famiglia a ricordare gli eventi di quella notte: anche sua figlia si spaventa ancora quando sente dei boati forti e improvvisi. Ma secondo Amalia, è soprattutto suo figlio di 11 anni ad aver subito un grande trauma.
“E’ traumatizzato e depresso. Non vuole andare a scuola. Probabilmente è perché è il primogenito ed è grande abbastanza per comprendere: ancora ricorda cosa è successo e cosa ha visto.”
Amalia e la sua famiglia sono fuggiti nella Valle della Bekaa, in Libano. Qui hanno trovato riparo ma hanno lottato per sopravvivere e per abituarsi alla loro nuova vita da rifugiati.
“All’inizio è stato davvero difficile, adesso va un po’ meglio. Non avevamo alcun appoggio al momento del nostro arrivo. Il negozio di alimentari ci dava del cibo che avremmo pagato in seguito. Poi abbiamo iniziato a comprare cose in piccole quantità come un chilo di riso alla volta.”
Sette in una stanza
Come molti rifugiati siriani in Libano, Amalia e la sua famiglia si sono adoperati per trovare un posto qualsiasi dove poter vivere. Si sono così ridotti a prendere in affitto i locali dismessi di un negozio abbandonato con la vetrina che affaccia direttamente sulla strada, nude pareti, un freddo pavimento e nessuna cucina. Ci sono anche dei ratti.
La famiglia di Amalia ha costruito una stanza usando pezzi di legno e pannelli di plastica per tutelare almeno un po’ la propria privacy e riscaldare un minimo l’ambiente. All’interno è buio e stretto e i sette membri della famiglia dormono insieme in un’unica stanza.
Non ce la facciamo
Amalia e suo marito pagano 200,000 lire libanesi (87 sterline, circa 100 euro) al mese per vivere lì ma lui non lavora da tre mesi e non possono più sostenere questa spesa.
Il prossimo mese l’affitto aumenterà fino a 230,000 (103 sterline, circa 120 euro), spingendoli nella spirale dei debiti. “Abbiamo bisogno di soldi. Non ce la facciamo.”
La situazione di Amalia è comune a migliaia di rifugiati che lottano tutti i giorni per sostenere i costi dell’alloggio, del cibo e delle bollette.
Note:
Da una attenta analisi condotta a Zaatari, che ha visto la partecipazione attraverso interviste dirette ai profughi, ActionAid ha evidenziato una mappatura dei bisogni primari dei rifugiati, nel periodo estivo; tra le priorità risultano la necessità di acqua potabile, il reperimento di risorse perché gli studenti universitari possano continuare a studiare, la coltivazione di frutta e verdura all’interno del campo. Le richieste dei profughi arrivati più di recente, si concentrano invece sulla necessità di abiti e scarpe. Un’altra fonte di preoccupazione è la mancanza di elettricità: ActionAid e le altre ONG presenti hanno distribuito torce e batterie e si sta valutando l’opzione di pannelli solari. (attualmente le lampade solari distribuite non possono coprire il fabbisogno dell’intero campo). Vista la distanza dagli ospedali e il ritardo che c’è stato nell’intervento delle ambulanze in diverse occasioni, le donne del campo hanno richiesto che venissero organizzati a training di pronto soccorso di base, per poter far fronte a emergenze quali ferite, incendi.
Attualmente ActionAid supporta circa 8346 sfollati, di cui 7986 in Giordania e 360 in Libano. In questi due anni e mezzo, oltre al sostegno di beni di prima necessità, ha fornito sostegno psico-sociali e organizzato corsi di pronto soccorso. A Zarqa, sono stati organizzati anche corsi di formazione indirizzati a giovani e donne. Durante le prossime settimane, ActionAid continuerà a stare accanto ai rifugiati in Libano e Giordania attraverso programmi di sostegno. (
http://www.thepostinternazionale.it/blog/nord-sud-ovest-est/siriani-un-popolo-in-fuga)