Aboulkheir Breigheche, vicepresidente dell’associazione Insieme per la Siria libera, dice: “A nessuno di noi piace vedere truppe straniere attaccare il nostro Paese”. Ma aggiunge: “La speranza è che l’intervento paralizzi il regime di Assad e permetta ai siriani di vivere in pace”.
Bologna. “A nessuno di noi fa piacere vedere truppe straniere intervenire militarmente in Siria perché tutti sappiamo quali saranno le conseguenze per i civili”. Aboulkheir Breigheche, vicepresidente dell’associazione Insieme per la Siria libera, commenta così l’imminente attacco alla Siria deciso da Stati Uniti e Regno Unito e sostenuto dalla Francia. Ma sembra non esserci più spazio per soluzioni politiche: “Gli accordi si fanno tra parti che accettano di risolvere i problemi politicamente, non quando il regime si impone con la forza, rifiutando qualsiasi soluzione politica e usando le armi contro il suo stesso popolo – dice Breigheche – cosa che ha già fatto anche in passato, basta ricordare il massacro della città di Hama negli anni Ottanta dove morirono 30 mila persone”. Allora al potere c’era Afiz al-Assad, il padre dell’attuale presidente della Siria, Bashar al-Assad. “La rivolta del popolo siriano è nata in modo pacifico contro un regime al potere da mezzo secolo, la speranza è che l’intervento paralizzi questo regime per dare la possibilità ai siriani di vivere in pace e in democrazia”, afferma Breigheche.
L’associazione Insieme per la Siria libera riunisce siriani e italo-siriani in Italia e fa attività di sensibilizzazione sulla situazione in Siria e raccolta di fondi e aiuti (pacchi alimentari, vestiti, farmaci) da inviare ai civili nei campi profughi. “Il popolo siriano ha chiesto da tempo una no-fly-zone per bloccare i bombardamenti – continua Breigheche – ma nessuno l’ha ascoltato, dando via libera al proseguire del massacro dei civili e alla distruzione del Paese, in quello che è un vero e proprio genocidio”. (lp) (
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