Firenze. Pubblicata da Cesvot l’indagine sul volontariato internazionale in Toscana realizzata dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze storiche, giuridiche, politiche e sociali dell’Università di Siena.

La ricerca “Volontariato senza frontiere. Solidarietà internazionale e cooperazione allo sviluppo in Toscana” di Fabio Berti e Lorenzo Nasi (“I Quaderni”, n. 64, 2013, 180 pp.) indaga le caratteristiche strutturali-organizzative, i modelli valoriali e culturali e la mission societaria delle organizzazioni di volontariato che si occupano di cooperazione allo sviluppo in Toscana, e restituisce una fotografia dell’universo eterogeneo e cangiante del volontariato toscano nell’ambito della solidarietà internazionale, ancora per molti versi sconosciuto e poco indagato.

Nella mappa dei soggetti toscani che si occupano di cooperazione decentrata, il 42% appartiene al terzo settore e il 28% agli enti pubblici (dati Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – 2004).

In questo panorama in cui, all’interno del terzo settore, le Onlus costituiscono il gruppo più numeroso (83%), il percorso di ricerca condotto dall’Università di Siena – attraverso la somministrazione di un questionario strutturato a 150 associazioni di volontariato e la realizzazione di quattro focus group – ha permesso di individuare le specificità di un modello toscano della cooperazione allo sviluppo.

Dalla ricognizione delle associazioni attive in questo ambito, dei loro itinerari operativi, della tipologia delle attività svolte e dall’analisi delle modalità in cui queste realtà si inseriscono nel sistema della cooperazione decentrata regionale, emerge un interessante identikit.
Le organizzazioni di volontariato che si dedicano alla solidarietà internazionale hanno un’età media di 11 anni, a fronte di un’età massima di 29 e una minima di 3, in linea con la tendenza nazionale. Si tratta prevalentemente di piccole organizzazioni indipendenti che, per il 69% dei casi, nascono per iniziativa autonoma di gruppi di cittadini. 3 i principali ambiti di intervento in cui operano: l’educazione (79%), la sanità (70%) e il sociale (63%). L’agricoltura coinvolge un terzo delle realtà intervistate, così come il settore della cultura. Per l’83% dei casi i beneficiari dei progetti sono i bambini e l’infanzia in generale, per il 61% le popolazioni rurali. L’Africa è il primo continente a cui si rivolgono gli aiuti, seguita dall’America latina.

Negli 8 capitoli in cui si articola il volume si indagano inoltre le principali motivazioni che portano le associazioni ad intraprendere un percorso attivo nell’ambito della solidarietà internazionale, il loro modus operandi, la tipologia dei progetti realizzati, le professionalità utilizzate, l’impiego e la provenienza delle risorse economiche, le relazioni instaurate, la capacità di fare rete, le difficoltà incontrate e le prospettive di sviluppo. Ne emerge una realtà ancora frammentata e per certi versi ‘isolata’, che spesso agisce in una logica di concorrenza, ma in cui la dimensione volontaristica rimane l’ingrediente principale. Un universo che ha bisogno di fare sistema e di coordinarsi per acquistare forza a partire da scelte condivise.

Il volume è consultabile gratuitamente online su www.cesvot.it

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