Tre ore di riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dei 28 hanno decretato lo stop alle forniture di armi al governo egiziano, proposto, fra gli altri, dal ministro italiano, Emma Bonino: "Abbiamo dovuto lavorarci un po’, ma l’embargo sugli armamenti è passato", ha detto il ministro dopo la riunione, aggiungendo che è stato confermato il blocco dei finanziamenti diretti al bilancio egiziano, in atto dal 2012.

Ma la leva economica non è lo strumento più importante in mano all’Europa, che ha in programma di destinare alla società egiziana un miliardo di euro nell’arco di tre anni. Gli aiuti messi in gioco dai paesi arabi a favore dei due schieramenti in Egitto, militari e Fratelli musulmani, sono molto più consistenti.

Sei giorni dopo la deposizione dell’ex presidente eletto Mohamed Morsi, avvenuta il 3 luglio scorso, l'Arabia Saudita ha stanziato 5 miliardi di dollari per il Cairo. Subito dopo, gli Emirati Arabi Uniti ne hanno aggiunti altri 3, uno di finanziamento a titolo di dono e due di prestiti agevolati. Prima della caduta di Morsi erano Turchia e Qatar a finanziare l’Egitto dei Fratelli musulmani, destinando al governo Morsi rispettivamente 2 e 8 miliardi di dollari.

Proprio per l’impossibilità di competere sul piano economico, Emma Bonino sostiene che serva tenere aperto un canale diplomatico. Ma anche su questo punto gli Stati membri sono sembrati poco coesi: ‘’Ho visto delle reazioni piuttosto nervose a favore della non interferenza" ha commentato il ministro. E ha poi continuato: ‘’Io invece penso che noi dobbiamo fare la nostra parte, anche se non ho mai pensato che fossimo gli attori più importanti in questo riassestamento del mondo arabo’’.

L’Italia e l’Europa devono pensare ad un riposizionamento, non solo per quanto riguarda l’Egitto, ma anche alla luce del nuovo scontro all'interno della famiglia sunnita: secondo la Bonino c'è "una lingua infuocata che va dalla Libia all'Afghanistan in cui si combatte per un nuovo assetto del mondo arabo", perché oltre al tradizionale conflitto inter-islamico tra sciiti e sunniti, stanno avvenendo stravolgimenti anche dentro la componente sunnita.

Sulla scarcerazione data per imminente di Hosni Mubarack, il ministro degli Esteri italiano ha ricordato le sue perplessità sul processo all’ex dittatore, ai cui tempi aveva anche espresso preoccupazioni sulla possibilità che ‘’gli stessi processi politici senza una forte base giuridico-legale possano essere usati in nuovi arresti e contro nuovi arrestati’’.

Sulla questione dell'accusa di tradimento nei confronti del vice primo ministro dimissionario, Muhammad el Baradei, la Bonino è andata ancora più a fondo, sostenendo che non ve ne siano presupposti credibili e facendo un parallelismo con l’Italia: ‘’Mi piacerebbe che i processi, in Italia come altrove, si basassero sulla legge, e non su valutazioni politiche".

Con i se non si fa politica, ha infine constatato il ministro, parlando del possibile uso di armi chimiche in Siria: in questo momento non si possono fare speculazioni, ma ‘’bisogna fare in modo che gli ispettori delle Nazioni Unite possano lavorare e formulare un giudizio non di parte su quello che sta succedendo. Le conseguenze si vedranno’’. (http://www.euractiv.it/it/news/istituzioni/7598-egitto-ue-si-a-embargo-armi-bonino-per-intervento-diplomatico-.html)

Stefano Ciardi

Partner della formazione

ConfiniOnline fa rete! Attraverso la collaborazione con numerosi enti profit e non profit siamo in grado di rivolgere servizi di qualità a costi sostenibili, garantendo ampia visibilità a chi supporta le nostre attività. Vuoi entrare anche tu a far parte del gruppo?

Richiedi informazioni