L’8 agosto il governo di Enrico Letta ha annunciato l’approvazione di un decreto legge in dodici punti per combattere il fenomeno preoccupante della violenza sulle donne in Italia. Il decreto prevede l’inasprimento delle pene per chi compie abusi domestici, violenze sessuali, stalking e prevede un sistema di protezione per le donne vittime di abusi.
Ma l’annuncio del presidente del consiglio ha suscitato molte polemiche da parte dalle associazioni che difendono i diritti delle donne. Secondo queste associazioni le leggi non bastano, le donne vittime di violenza hanno bisogno di un aiuto concreto,
scrive Elisabetta Povoledo sul New York Times.
“Più di ottanta donne sono state uccise quest’anno, la maggior parte di loro dai mariti e dai compagni. Molte delle vittime si erano rivolte alla polizia per denunciare maltrattamenti e minacce”. Il 75 per cento delle 2.200 donne uccise in Italia dal 2000 al 2012 sono state assassinate dal coniuge o dal partner. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2012 la violenza domestica riuarda il 32 per cento delle donne tra i 16 e i 70 anni. Inoltre il 90 per cento delle donne vittime di abusi o di stupri non li ha denunciati alla polizia, secondo questo studio.
Secondo le associazioni che si occupano di donne vittime di abusi il decreto del governo Letta, non centra l’obiettivo. “Anche se è apprezzabile che ci sia l’attenzione del governo per questi temi, a lungo ignorati dalla politica”.
Un’altra forma di violenza. Quello che manca in Italia non sono le leggi, ma una rete di sostegno e protezione concreta, legale, psicologica ed economica alle donne che subiscono violenze in famiglia. Infatti spesso queste sono dipendenti dal compagno dal punto di vista materiale.
Ci sono pochissimi servizi antiviolenza in Italia e quasi nessun centro di accoglienza per le donne, costrette ad andarsene di casa a causa della violenza. Secondo le linee guida del Consiglio d’Europa l’Italia dovrebbe avere 5.700 posti in case di accoglienza per donne vittime di maltrattamenti, ma in realtà ne ha solo 500. Inoltre, anche a causa della crisi, molti centri antivolenza stanno chiudendo nel paese, a corto di fondi. “La mancanza di fondi per i centri antiviolenza è un’ulteriore forma di violenza”, ha detto un’operatrice di un centro di Roma.
Infine ci sono dei fattori culturali che aggravano il problema nel paese in cui il delitto d’onore era un attenuante dell’omicidio di una donna fino al 1981. Il maschilismo è parte della cultura italiana e le forze dell’ordine e le autorità non ne sono immuni. (
http://www.internazionale.it/news/italia/2013/08/20/le-donne-italiane-hanno-bisogno-daiuto/)