E l’Italia? Il Bel Paese consuma 4 volte le sue risorse. Altro che tenuta dei conti pubblici: il debito che più conta è quello che nessuno vuole vedere.

di Umberto Mazzantini

Il 20 Agosto è l’Earth Overshoot Day: cioè, secondo i calcoli del Global Footprint Network, «La data in cui l’umanità ha esaurito il suo budget ecologico per un anno. Questo significa che stiamo vivendo oltre il limite. Dopo questa data manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera. Proprio come le banche tracciano le uscite e le entrate, il Global Footprint Network misura la domanda e l’offerta di risorse naturali e di servizi ecologici». In circa 8 mesi, dunque, l’umanità ha consumato più risorse rinnovabili e capacità di sequestro della CO2 di quanto il pianeta possa mettere a disposizione per tutto il 2013, con più di quattro mesi d’anticipo sul calendario.

L’Earth Overshoot Day, un’idea sviluppata da parte del Global Footprint Network e da un gruppo di esperti della New economics foundation britannica, è il momento dell’anno in cui iniziamo a vivere oltre le nostre possibilità. Ma proprio perché è una stima approssimativa del trend del tempo e delle risorse, l’Earth Overshoot Day è come uno studio della misura del gap tra domanda di risorse ecologiche e servizi rispetto a quanto il pianeta possa metterci a disposizione.

Se si prende a riferimento l’Italia e i nostri consumi, ci vorrebbero 4 Italie per sostenere il nostro impatto sulle risorse naturali.

Ogni anno questi dati ci fanno riflettere, ma poi tutto continua come prima: nel 1993 l’Earth Overshoot Day è stata il 21 ottobre; nel 2003 era già anticipato al 22 settembre. Nel 2011, l’Earth Overshoot Day è arrivato poche settimane dopo rispetto a quello del 2010. Significa forse che abbiamo ridotto i nostri consumi? «La risposta sfortunatamente è no – spiegano dal Global Footprint Network – L’Earth Overshoot Day è una stima, non una data certa. Non è possibile determinare al cento per cento il giorno in cui supereremo il nostro budget ecologico. Adeguamenti della data di overshoot sono dovuti alle revisioni del calcolo, non a cambiamenti di comportamento da parte dell’umanità. Sulla base delle assunzioni attuali, i dati del Global Footprint Network mostrano che dal 2001 l’Earth Overshoot Day si è anticipato di tre giorni ogni anno. Proprio come la metodologia del Global Footprint Network cambia, così anche le proiezioni continuano a cambiare. Ma ciascun modello scientifico utilizzato per misurare la domanda dell’umanità e la capacità di fornire servizi da parte della natura mostra un analogo trend: siamo oltre il nostro budget ed il debito si sta ingrandendo. E’ un debito ecologico e l’interesse che stiamo pagando su questo crescente debito – scarsità di cibo, erosione del suolo, e l’accumulo di CO2 nella nostra atmosfera – avrà costi monetari e umani».

Presentando i dati di quest’anno i ricercatori del Global Footprint Network hanno sottolineato che «Durante i secoli l’umanità ha usato le risorse naturali per costruire città e strade, per produrre il cibo e creare prodotti per assorbire la nostra anidride carbonica ad un tasso che fosse all’interno del budget della Terra. Ma a partire dalla metà degli anni settanta, abbiamo superato una soglia critica: il consumo umano ha cominciato a superare quello che il pianeta poteva produrre».

Secondo i calcoli del Global Footprint Network, «La nostra domanda di risorse rinnovabili e di servizi ecologici che questi possono produrre è al momento equivalente a quella di 1,5 pianeti Terra. I dati ci mostrano che siamo sulla buona strada per aver bisogno di più di due pianeti per la metà del secolo».

La conclusione, così, è ogni anno più sconsolante: «Il fatto che noi stiamo usando o “spendendo” il nostro capitale naturale più velocemente della sua capacità rigenerativa equivale a dire che i nostri costi sono superiori ai ricavi. In termini planetari, il costo dell’eccesso di spesa ecologica sta diventando più evidente di giorno in giorno. Il cambiamento climatico, conseguente l’emissione di gas climalteranti sempre più veloce della capacità di assorbirli di foreste ed oceani, è il risultato più evidente e probabilmente il più preoccupante. Ma ne esistono altri – la riduzione delle foreste, la perdita delle specie viventi, il collasso della pesca, i prezzi sempre più alti delle materie prime, i disordini civili, solo per citarne alcuni. La crisi ambientale ed economica che stiamo vivendo è il sintomo di una imminente catastrofe. L’umanità sta utilizzando risorse più di quanto il pianeta sia in grado di produrne».

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