Le testate giornalistiche americane mostrano una crescente tendenza verso l’ informazione non profit, nel tentativo – in particolare per i quotidiani metropolitani – di sopravvivere ai cambiamenti tecnologici e commerciali che le hanno quasi distrutte nel corso dell’ ultimo decennio.
Lo sottolineano alcuni servizi segnalati da Larry Kaplan sulla rivista online Nonprofitquarterly.
Un primo articolo (“News Chops: Beefing up the Journalism in Local Public Broadcasting”) è quello di Jan Schaffer, direttore esecutivo di J-Lab – l’ Institute for Interactive Journalism and Entrepreneurs in Residence dell’ American University’s School of Communication (Washington, D.C.) . Shaffer segnala sul sito web della PBS un recente rapporto, citando una serie di tentativi in questo senso (nove in tutto) registrati nel 2012, fra cui la creazione di cooperative giornalistiche in Oregon, Connecticut e New Jersey; la nascita di due nuove redazioni a Denver e New Orleans; la fusione di due redazioni preesistenti a St. Louis; e l’ aumento del volume di informazione giornalistica registrato a San Diego, Salt Lake City, e nella parte occidentale del Nord Carolina.
Si tratta, secondo Nonprofitquarterly, di un chiaro esempio di come le emittenti pubbliche si stiano preparando a diventare per le reti di informazione statali e metropolitane dei punti di riferimento centrali, mentre le tradizionali fonti di informazione, sia su carta che radiotelevisive, sono in declino. In alcuni casi, stanno emergendo anzi come l’ unico serio centro di produzione di giornalismo locale, collegandosi con quelle start-up di informazione indipendenti che hanno riscosso credibilità nelle loro comunità. Il rapporto redatto dalla signora Schaffer fornisce una serie di esempi specifici di casi di successo.
Nell’ ultimo anno, osserva Kaplan, i media pubblici hanno sviluppato una capacità di informazione locale di maggiore profondità rispetto al passato e mandano in onda molti più servizi di giornalismo investigativo ed economico di quanto l’ emittenza commerciale non abbia mai fatto.
Non vincolati delle pressioni della concorrenza che soffrono i media commerciali e sfruttando la fiducia nei loro marchi, essi stanno impiegando approcci creativi: fusioni, condivisione dei costi dei giornalisti e delle redazioni e collaborazione con i partner per la raccolta di fondi.
Un altro articolo, dall’ Arlington Patch (Virginia), parla dell’ Arlington Mercury, un sito di informazione online senza scopo di lucro a cui è stata concessa l’ esenzione fiscale dopo un’ attesa di quasi due anni. Con questa comunicazione nelle mani, il direttore del Mercury, Steve Thurston, ha annunciato che il sito si fermerà per il resto dell’anno, al fine di raccogliere fondi.
Il Mercury ha lanciato il suo sito web nel 2011. Thurston, che ha insegnato giornalismo per 15 anni al Montgomery College, nel Maryland, ha gestito la testata con lavoro volontario a rotazione. E’ specializzato soprattutto su questioni a livello locale.
A questo punto può cominciare una seria politica di fundraising. Il Mercury è solo una delle varie testate nell’ elenco crescente di aziende nonprofit che nel corso degli ultimi anni si è vista riconoscere il suo status di esenzione fiscale con ritardo dal Fisco, visto che l’ IRS sta riscrivendo le norme che governano quelle organizzazioni. Il sito resterà attivo, ma andrà al minimo, visto che Thurston ed i suoi colleghi si devono concentrare sulla raccolta di fondi.
I mezzi di informazione tradizionali sono stati colpiti duramente alla svolta del 21 ° secolo, e i quotidiani metropolitani in misura più drammatica. Il rapido ritmo del cambiamento tecnologico e le simultanee modifiche nel comportamento dei consumatori hanno spinto molte aziende editoriali, spesso ostacolate dalla leadership sclerotica di manager di terza generazione che dormivano al momento del cambiamento di rotta, fra fallimenti e oblio.
Le persone ora consumano l’ informazione in modo diverso – principalmente online – e i cambiamenti nelle pratiche pubblicitarie hanno prosciugato gli annunci classici e la piccola pubblicità, che erano il pane quotidiano dei giornali metropolitani, imponendo tagli draconiani nelle redazioni. Nello stesso tempo, il consolidamento e l’aumento delle pressioni finanziarie sulle emittenti radiotelevisive (minacce che si aggiungevano alla concorrenza di Internet) hanno portato a tagli significativi della ampiezza e la profondità del giornalismo televisivo in tutto il paese.
Molti esperti di giornalismo e studiosi sottolineano che la televisione pubblica senza scopo di lucro e il modello radiofonico americano saranno il futuro del giornalismo negli Stati Uniti, visto che si basano su una combinazione di contributi da parte del pubblico, sponsorizzazioni aziendali e impegni a tenere le porte aperte, senza la pressione di dover fare per forza un profitto. (
http://www.lsdi.it/2013/il-giornalismo-americano-sempre-piu-orientato-verso-il-modello-nonprofit/)