Continua l’indagine di VPS nel mondo della cooperazione e del non profit: come si comincia una carriera nel terzo settore? Abbiamo chiesto agli uffici risorse umane di ong e associazioni di raccontarci come viene selezionato e inserito nei progetti il nuovo personale.

di Federico Sbalzo

Lucia De Smaele, dell’ufficio volontariato FOCSIV, spiega che di solito sono due le tipologie di candidati richieste: un profilo specializzato e uno generalista. Nel primo caso si parla di professionalità di tipo medico, come infermieri specializzati in malattie tropicali, medici piuttosto che agronomi e ingegneri, e in questo caso le opportunità non mancano a patto che si conoscano le lingue, almeno inglese, francese, spagnolo e portoghese (quest’ultima non solo per il Brasile ma anche per paesi africani come Mozambico e Angola). Per i profili più generalisti, le cose si complicano nel senso che esistono molte più application rispetto ai posti disponibili: tenete conto che una ONG di medie dimensioni riceve 2 CV al giorno. In questo campo la richiesta riguarda competenze di tipo amministrativo, per candidati con doti di leadership che sappiano gestire la contabilità dei progetti, i contatti con le autorità e i colleghi in contesti multiculturali. Non si parte senza queste competenze, ma come è possibile acquisirle durante il proprio percorso? Un master in cooperazione allo sviluppo è un buon punto di partenza a patto che ci si adoperi in un’assidua opera di networking: non prestate attenzione solo ai contenuti del corso, ma informatevi dai vostri docenti e dalle ONG partner del master sulle opportunità che si possono aprire per voi dopo aver completato il percorso di studi. Il master non è finalizzato allo stage, ma a garantire allo studente una certa visibilità professionale.

Se non si vuole investire in un master, che di solito costa qualche migliaia di euro, Federico Perotti, presidente CISV, propone un’alternativa low cost: “prendete contatto con le ONG presenti sul vostro territorio: queste sono realtà associative dove tutti si conoscono. Presentatevi di persona alle iniziative che promuovono e fatevi conoscere, avrete la possibilità di creare una vostra rete di contatti che saranno utili nel momento in cui si apre l’opportunità di uno stage”. Lo stage in ONG in effetti è un elemento essenziale per tracciare un percorso nella cooperazione, ne è convinta anche Sabrina Marchi, desk africa di Rete (Associazione di tecnici per la solidarietà e cooperazione internazionale): “Siamo una realtà più piccola rispetto ad altre quindi non abbiano una persona dedicata alla selezione del personale. Tuttavia archiviamo tutti i CV che ci giungono in ufficio e li consultiamo quando si presenta la necessità di trovare una risorsa da destinare ad una determinata vacancy. Fondamentale è farsi conoscere. Dietro a un curriculum c’è una persona con un proprio bagaglio di esperienze professionali ed umane: queste possono essere messe a frutto con un tirocinio in sede, non necessariamente all’estero”.

Le opportunità nella cooperazione non riguardano solo la classica figura dell’espatriato ma anche risorse – in Italia - capaci di coniugare ad esempio competenze di marketing e comunicazione, per realtà strutturate come Actionaid, come ci dice Silvia Ligorio, dell’ufficio risorse umane. Qualunque sia il percorso prescelto l’aspetto motivazionale è fondamentale.


Lavorare nelle organizzazioni internazionali

Al UN Career Fair Forum, un evento online tenuto il 29 maggio scorso i recruiter dell’organizzazione ci hanno spiegato che la galassia Nazioni Unite è sterminata, così come i profili richiesti: fate conto che in media l’ufficio risorse umane riceve 1000 candidature per ciascuna posizione aperta. Tra gli elementi tenuti più in considerazione in fase di selezione ci sono la conoscenza delle lingue, la formazione universitaria e – per i profili YPP e JPO – una significativa esperienza professionale in linea con quelle indicate nella vacancy, facendo molta attenzione ai compiti che si è chiamati ad assolvere, quando scrivete la lettera motivazionale. Il networking non è sostitutivo ad una candidatura di peso tuttavia gli head hunter consigliano di seguire sempre e comunque le pagine web dedicate e non dimenticate di essere social: per entrare in contatto con i dipartimenti HR delle varie agenzie ONU, Facebook e Linkedin sono gli strumenti privilegiati per raccogliere informazioni e farsi conoscere: “non abbiate timore, ponete domande e fate capire al vostro interlocutore che siete davvero interessati a queste realtà” confermano i recruiter. (http://www.volontariperlosviluppo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2524:lavorare-nelle-ong-qual-e-il-profilo-piu-richiesto&catid=131&Itemid=200108)

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