Oltre 4.200 persone hanno svolto lavori di pubblica utilità nel 2013. Misura in costante aumento negli ultimi sei anni, ma coi tagli della spending review mancano anche le macchine per fare i controlli. ''Riforma non si può fare a costo zero''.
ROMA – Sono 4.214 le persone che hanno svolto lavori di pubblica utilità nel 2013 (dati aggiornati al 2 agosto) attraverso l’Uepe (l’ufficio di esecuzione penale esterna del ministero della Giustizia). Una cifra destinata a salire dopo l’approvazione definitiva in Senato del decreto “svuotacarceri” che allarga la platea dei reati da scontare anche attraverso gli Lpu. Aumenta infatti la possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, a una soluzione alternativa al carcere, costituita dal lavoro di pubblica utilità. Questa misura, prevista per i soggetti dipendenti da alcol o stupefacenti, fino ad oggi poteva essere disposta per i soli delitti meno gravi in materia di droga, mentre con il provvedimento potrà essere disposta per tutti reati commessi da questa categoria di soggetti. Una prospettiva questa che però mette in allarme gli Uepe, che ridotti nel personale e nei mezzi dai tagli della spending review potrebbero non riuscire a far fronte all’aumento delle richieste.
“Abbiamo una rete territoriale già pronta e stabilita e le indicazioni sono già state date ma siamo preoccupati perché aumenterà il carico di lavoro per gli Uffici di esecuzione penale esterna, a fronte di una situazione di staticità nell’organizzazione: abbiamo un sottorganico di circa il 50 per cento –spiega Rita Crobu, dirigente Uepe – i fondi a disposizione sono pochi e nuove assunzioni non si possono fare, dovremo quindi far fronte a questo nuovo carico di lavoro a parità di risorse”. L’ultimo concorso per il servizio sociale, sottolinea Crobu, risale al 97 ma molte persone sono state assunte nel ’79, quindi sono vicine alla pensione. Non solo, a mancare sono anche i mezzi a disposizione, come le macchine per gli assistenti sociali che devono controllare le persone che stanno svolgendo i lavori di pubblica utilità e che spesso sono costretti a spostarsi in autobus. “Da un punto di vista professionale siamo pronti e crediamo che questa modifica legislativa sia importante ma non si può fare una riforma come questa a coso zero – continua – Se non aumentano le risorse sarà difficile seguire queste persone con la dovuta attenzione”.
L’uso di questo tipo di misura alternativa al carcere è in costante aumento negli ultimi sei anni: nel 2007 erano solo11 le persone a farne richiesta, nel 2008 il numero è salito a 28 per poi aumentare negli ultimi anni, nel 2011 a 534 e nel 2012 a 2.525. Quest’anno si parla di oltre quattromila persone prese in carico dagli Uepe. La maggior parte sconta una pena legata a un’infrazione del codice della strada (3.453) o reati di possesso di droga o altre sostanze. Difficile è invece stabilire quante persone ne potrebbero usufruire attraverso lo “svuotacarceri”, anche se le stime parlano di numeri anche molto elevati. Secondo i dati a disposizione degli Uepe, la maggior parte delle persone che ha chiesto questa misura risiede al Nord, in particolare nel Triveneto (531) e in Lombardia (336). (ec) (http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/443347/Lavori-di-pubblica-utilita-per-oltre-4-mila-E-con-lo-svuotacarceri-saranno-sempre-di-piu)