Tra nucleare e umanità. Un incontro a Viterbo in memoria delle vittime della bomba: «Solo la nonviolenza può salvare l'umanità». Si è svolto ieri mattina a Viterbo presso il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani un incontro in memoria delle vittime della bomba atomica sganciata sulla città di Hiroshima il 6 agosto 1945.
Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha rievocato le principali riflessioni con cui l’umanità ha cercato di rispondere alla sfida radicale dell’età atomica, ovvero al fatto epocale che l’umanità ha sviluppato e messo in opera tecnologie in grado di portare alla sua estinzione: da queste riflessioni una risposta emerge, quella che Mohandas Gandhi diede subito all’indomani dell’orrore di Hiroshima, ovvero che l’umanità deve scegliere la nonviolenza, unica risorsa che possa garantire un futuro alla civiltà umana, all’esistenza stessa del genere umano.
Questo implica il ripudio definitivo della guerra e delle uccisioni, degli eserciti e delle armi, e la costruzione di una società dell’universale solidarietà, solidarietà inclusiva di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente; questo implica l’esercizio personale e collettivo del “principio responsabilita”; questo implica scelte di pace e di giustizia, di solidarietà e di convivenza, di rispetto e di cura per la biosfera; questo implica comprensione, empatia, condivisione. Questo significa lotta contro tutte le violenze. E’ la nonviolenza in cammino, e’ la nonviolenza in quanto decisione esistenziale, coscienza condivisa, progetto sociale, azione politica, cammino comune.
Da Guenther Anders a Hannah Arendt, da Bertrand Russell ad Albert Einstein, da Ivan Illich a Vandana Shiva, da Emmanuel Levinas a Ernesto Balducci, da Aldo Capitini a Danilo Dolci, da Maria Montessori a Elinor Ostrom, da Herbert Marcuse ad Agnes Heller, da Rachel Carson a Maria G. Di Rienzo, da Hans Jonas a Enrique Dussel, da Ernst Bloch a Juergen Moltmann, da Gustavo Gutierrez a Luce Irigaray, da Martin Buber ad Andre’ Chouraqui, da Simone de Beauvoir a Franca Ongaro Basaglia, da Albert Luthuli a Thich Nhat Hanh, da Martin Luther King a Nelson Mandela, da Margarete Buber Neumann a Christa Wolf, da Linus Pauling a Rigoberta Menchu’, da Albert Schweitzer ad Aung San Suu Kyi, da Ingeborg Bachmann ad Adrienne Rich, da Rene’ Cassin a Stephane Hessel, da Laura Conti a Hildegard Goss-Mayr, da Primo Levi ad Anna Bravo, da Norberto Bobbio a Rita Levi Montalcini, da Wangari Maathai a Zygmunt Bauman, da Maria Zambrano a Luce Fabbri, da Assia Djebar a Fatema Mernissi, da Germaine Tillion a Shirin Ebadi, da Martha C. Nussbaum a Silvia Vegetti Finzi, a innumerevoli altre pensatrici ed altri pensatori ed operatrici ed operatori di pace postisi all’ascolto e serbando la memoria delle vittime di Hiroshima, e di tutte le vittime di guerre, massacri e genocidi, questo messaggio e questo appello giunge chiaro e netto, nitido e forte: e’ necessaria la scelta della nonviolenza.
Nel ricordo delle vittime di Hiroshima e Nagasaki, nel ricordo delle vittime della Shoah, nel ricordo delle vittime di tutte le guerre e di tutte le persecuzioni, sia questo il nostro impegno diuturno: opposizione integrale alla guerra, agli eserciti, alle armi; opposizione integrale a tutte le uccisioni ed a tutte le persecuzioni; difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e difesa dell’unica biosfera casa comune dell’intera umanità.
Solo la nonviolenza può salvare l’umanità.
di Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo
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