Il governo ha un piano per prendere il controllo della più famosa banca specializzata in microcredito del mondo, la cui gestione è però offuscata da qualche nube...

Da tempo non c’è più solo il microcredito al centro degli interessi di Grameen Bank. L’istituto fondato dal premio Nobel Muhammad Yunus (che nel 2011 fu rimosso dalla carica di amministratore delegato della banca con non pochi sospetti sulla sua condotta) costituisce ormai un impero economico che comprende 48 aziende, tra cui il più grande operatore di telefonia mobile della nazione (Grameenphone, partecipata dalla banca attraverso Grameen Telecom) e un produttore di yogurt. E secondo quanto riporta The Wall Street Journal il governo di Dhaka starebbe per annunciare un piano per prendere il controllo di Grameen Bank.

La notizia non sta passando inosservata. Da un lato ha infatti immediatamente acceso le critiche da parte dei sostenitori del fondatore di un istituto che ha comunque reso il credito accessibile a milioni di poveri e abitanti delle zone rurali, determinando il successo dello strumento del microcredito a livello internazionale e nei mercati emergenti, spingendo a investire nel settore anche giganti finanziari come Citigroup e HSBC. Dall’altro sta sollevando diversi interrogativi circa la motivazione che la sottende: il piano, che potrebbe essere annunciato da una commissione di nomina governativa già questa settimana, sarebbe di acquisire il controllo della banca (oggi detenuto sostanzialmente da 8,4 milioni di contadine, contemporaneamente debitrici e azioniste) aumentando la partecipazione pubblica dal 25 al 51% e liquidando gli azionisti esistenti.

Una vicenda controversa in cui si oppongono i pareri provenienti dall’interno dell’istituto (Tahsina Khatun, membro del consiglio di amministrazione,:«Come può il governo, che è azionista di minoranza, imporre la sua volontà su di noi che possediamo la maggioranza? Il modello Grameen si basa sulla fiducia. Ci sarà fiducia dopo questa operazione?») e le voci dei ministri del governo che sostengono si tratti di una “ristrutturazione moralizzatrice” necessaria per tenere a freno la Grameen, accusata di aver deviato dal suo mandato, dedicandosi alla gestione di società che non hanno nulla a che fare con il microcredito. (http://www.valori.it/finanza/bangladesh-grameen-mani-dello-stato-6636.html)

Corrado Fontana
fontana@valori.it

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