“Destra” e “sinistra” spiegate con le strategie zero-determinanti. Il microbiologo Christoph Adami e il fisico ed astronomo Arend Hintze, entrambi del Beacon Center for the study of evolution in action della Michigan State University, spiegano nella ricerca “Evolutionary instability of zero-determinant strategies demonstrates that winning is not everything”, pubblicata da Natuire Communications, che «Le strategie di zero-determinanti sono una nuova classe di strategie probabilistiche e condizionali che sono in grado di fissare unilateralmente il “payoff” atteso di un avversario nei giochi iterati del dilemma del prigioniero, a prescindere dalla strategia dell’avversario (strategie coercitive), oppure di fissare il rapporto del “payoff” atteso tra il giocatore e l’avversario (strategie esorbitanti)». Cosa c’entra questo con l’ambiente e l’evoluzione, si chiederanno in molti? Adami ed Hinze dimostrano che «Le strategie zero determinanti con un vantaggio informazionale, su altri giocatori che permette di riconoscersi l’un l’altro può essere evolutivamente stabile (ed utilizzabile per sfruttare gli altri giocatori). Tuttavia un simile vantaggio ha per forza di cosa vita breve perché strategie opposte evolvono per contrastare il riconoscimento». Quindi l’evoluzione stabile è caratterizzata da strategie meno coercitive.
Adami spiega: «Abbiamo scoperto che l’evoluzione punisce chi è egoista e meschino. Per un breve periodo di tempo e contro uno specifico insieme di avversari, alcuni organismi egoistici possono uscire vincitori. Ma l’egoismo non è evolutivamente sostenibile».
Questo studio dà sostanza teorica alle ricerche degli ultimi 30 anni che si sono concentrate su come si sia evoluta la cooperazione che caratterizza molte forme di vita, dagli organismi monocellulari agli esseri umani.
Nel 2012, un articolo scientifico presentò una strategia di recente scoperta, chiamata zero-determinante, che forniva ai “giocatori” egoisti un modo certo per battere i giocatori cooperativi. Hintze evidenzia che «Il documento ha suscitato molto scalpore. Il risultato principale sembrava essere completamente nuovo, nonostante 30 anni di intensa ricerca in questo settore».
Adami e Hintze avevano i loro dubbi sul fatto che seguendo una strategia zero-determinante (Zd) si sarebbe potuto eliminare la cooperazione e creare un mondo pieno di esseri egoisti. Quindi hanno utilizzato “high-powered computing” per eseguire centinaia di migliaia di “giochi” per capire se le strategie Zd possono essere il prodotto dell’evoluzione. Ne è venuto fuori che mentre le strategie Zd offrono vantaggi quando vengono usate contro gli avversari non-Zd, non funzionano bene contro altri avversari Zd. Adami spiega ancora: «In un contesto evolutivo, con popolazioni di strategie, c’è bisogno di informazioni in più per distinguerle l’una dall’altra». Così le strategie Zd funzionerebbero soltanto se i giocatori sapessero che i loro avversari hanno adattato di conseguenza le loro strategie. Un giocatore Zd dovrebbe giocare in un modo contro un altro giocatore Zd e in un modo diverso contro un giocatore cooperativo.
«L’unico modo in cui gli strateghi Zd potrebbero sopravvivere sarebbe se potessero riconoscere i loro avversari – dice Hintze – Ed anche così gli strateghi Zd riuscirebbero a vincere solo se rimanessero fuori gli strateghi Zd, a lungo andare dovrebbero evolversi abbandonando la condizione Zd e diventando più cooperativi. Così non ci sarebbero più strateghi Zd».
La cosa sembra complicata, ma è riducibile ad un fatto: le specie e gli individui egoisti devono comunque riconoscere la natura dell’avversario se vogliono adattare i loro attacchi, ma questo stesso riconoscimento è troppo complesso da effettuare in un contesto evolutivo di lungo periodo e quindi, alla lunga, le società cooperative (“la sinistra”) battono l’egoismo individualista (“la destra”). Forse bisognerebbe spiegare bene questa teoria anche agli italiani Zd.
di Umberto Mazzantini
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