Condivisione, economia di rete, accelerazione tecnologica. Se qualcuno,
integrando queste componenti, vede nel futuro la terza rivoluzione industriale
(per esempio, il modello di energia condivisa di Jeremy Rifkin), c’è chi si
spinge oltre. E immagina un radicale cambio di paradigma di quell’economia “del
consumo” che ha permesso l’esplosione della ricchezza del ventesimo secolo. La
formula richiede una quarta variabile alle tre menzionate: la
fiducia. La quale sarà la benzina di un nuovo mondo di scambi e
relazioni. Al punto da sostituirsi alla moneta.
Per una riflessione da portare con sé questa estate, vale la pena dare
un’occhiata a questi venti minuti di intervento di Rachel
Botsman, teorica del consumo collaborativo.
La tesi è affascinante. Alla luce dell’esplosione del consumo collaborativo
- ovvero della condivisione di automobili, appartamenti, talenti attraverso il
web (vengono studiati i casi Airbnb e TaskRabbit) - Botsman dimostra come la fiducia
riconosciuta alle persone diventi un vero e proprio “capitale
reputazionale”. Se, infatti, fino a oggi il rating di fiducia di un
soggetto era riconosciuto in ambiti specifici, ossia segmento per segmento (per
esempio, nella finanza dai rating, nel lavoro dalla carriera, nella società da
fattori come famiglia o volontariato, nello sport dal proprio comportamento
ecc.), in prospettiva la tecnologia annullerà le barriere. La rete, di
fatto, consentirà di portare con sé la fiducia, il carisma, lo spessore
morale, riconosciuti alla propria persona, e di poterlo valorizzare in
ogni ambito ci si muova.
Ecco, dunque, che il sistema riconoscerà in misura crescente questo fattore,
e che la fiducia agirà in ogni tipo di scambio e di rapporto.
Sostituendosi, progressivamente, anche ai vecchi meccanismi di transazione.
Diventeranno cruciali i modelli di valutazione. E ciò che può
influenzarli. Perciò, sarà decisivo capire anche quanto e come (con
quali garanzie) il giornalismo saprà trasformarsi in
(wiki)giornalismo.