“L’ISEE va approvato quale livello essenziale di assistenza. Ce n’è
necessità oggi per frenare le profonde disparità territoriali in tema di
assistenza e per eliminare le storture dell’ISEE vigente. Elementi da correggere
ce ne sono, ma di qui ad alimentare convinzioni catastrofiste ce ne
passa.”
Questo il commento della FISH a margine della discussione nelle Commissioni
parlamentari che devono esprimere un parere sullo schema di decreto che
regolamenta il nuovo Indicatore della Situazione Economica Equivalente.
“Abbiamo seguito con attenzione l’elaborazione del nuovo regolamento.
– così si esprime Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana
per il Superamento dell’Handicap – Sappiamo bene che la revisione dell’ISEE
è stata fissata nella precedente legislatura con la manovra ‘Salva Italia’
(Legge 214/2011). Sui criteri approvati allora dal Parlamento il Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali ha elaborato successive stesure, riscrivendole
anche su pressione di associazioni, sindacati, organizzazioni dell’impegno
civile.”
Le prime versioni del regolamento, come si ricorderà, erano state oggetto di
forti e circostanziate critiche della FISH che evidenziava il trattamento assai
sfavorevole riservato alle persone con disabilità e ai loro nuclei
familiari.
“Chi ha dovuto elaborare il decreto si è trovato a gestire un ‘paradosso’
stabilito dal Parlamento nella legislatura precedente: dover considerare
nell’indicatore reddituale anche le prestazioni assistenziali. È anche grazie
alla pressione della FISH se tale contraddizione, nella versione più recente, è
stata neutralizzata con franchigie e con la possibilità di detrarre, ad esempio,
tutte le spese assistenziali sostenute in caso di gravi disabilità.”
Il nuovo ISEE conteggia, ad esempio, indennità di accompagnamento, ma per gli
stessi titolari è prevista una franchigia di 6.500 euro (l’indennità è di 5.800
euro l’anno). Tutte le spese sanitarie (compresi ausili, auto adattate, cani
guida per ciechi, sussidi tecnici ecc.) possono essere sottratte dall’indicatore
reddituale fino ad ulteriori 5.000 euro. Inoltre possono essere sottratte
integralmente, per i disabili gravi, le spese per collaboratori domestici,
addetti all’assistenza personale e badanti fino alla compensazione completa
delle provvidenze assistenziali ricevute.
“Si può fare di più, ma per onestà dei fatti bisogna ammettere che, per
la prima volta, è stato riconosciuto che la disabilità produce costi e
impoverimento per i nuclei familiari. Si può fare di più e meglio, ma non si può
disconoscere che il nuovo regolamento riserva attenzione alle persone con grave
disabilità, con disabilità intellettiva, o che intendano – faticosamente –
costruirsi una famiglia e un’autonomia personale. Si può fare di meglio ma su
questo è necessario un impegno del Parlamento per correggere la norma
originaria. E già che c’è aiutarci a ripensare nella loro interezza le politiche
per la disabilità e a garantirne le risorse.”