Mi colpisce come sia stata data poca rilevanza al Censimento 2011 (Industria, Servizi e Istituzioni non profit), una fotografia della realtà che immaginavo essere molto attesa sia perché proveniente dalla “fonte delle fonti” e sia perchè avrebbe certamente fornito elementi consistenti e significativi per leggere trend e dinamiche capaci di suggerirci soluzioni per il futuro. Non era un “istantanea” o la classica survey sul sentiment, ma uno “scatto lungo un decennio” dove è emerso con nitidezza la morfogenesi nel tessuto imprenditoriale, il declino lento ma inesorabile della macchina Statale e la crescita costante e plurale del Not for Profit. Non voglio soffermarmi sugli aspetti quantitativi e qualitativi dei risultati del Censimento ossia sul “cosa” è successo in questi 10 anni, ma bensi sul “come” questa presentazione è avvenuta.

La presentazione non è stata fatta per mettere in competizione tre settori, non si è arrivati ad un presentazione congiunta per evidenziare il gap e gli scostamenti fra un settore e l’altro bensì per dare una visione d’insieme. Così mi è parso.

Statale, Privato for Profit e Privato Not for Profit insieme per fare la narrazione statistica di chi, cosa e come ha prodotto valore nel nostro Paese; non è banale e va riconosciuto all’ISTAT il merito di aver costruito una rappresentazione dell’ITALIA tridimensionale, più reale, più vera.

Il censimento dà un segnale potente alle policy e alla politica: è finita l’era della “separazione”.
L’ISTAT ha certificato la nascita dell’era della complementarietà, dell’integrazione, della collaborazione, della cooperazione ….dell’ibridazione; il valore economico, istituzionale e sociale non sono riproducibili e osservabili unicamente in un modalità “verticale” ma per essere compresi e analizzati debbono essere avvicinati l’uno con l’altro, fatti interagire: un miscela virtuosa capace di restituire a ciascuno, poi, il proprio “potere” .

Mi si dirà che nella realtà è il contrario, che stiamo assistendo a rigurgiti neo-statalisti e a derive mercatiste … in parte è vero … ma credo che queste siano strade capaci di affermarsi nella misura in cui “non” saremo capaci di rilanciare questa nuova prospettiva. Dobbiamo cambiare gli “occhiali” e cominciare ad osservare la realtà in maniera diversa.

L’incapacità ad innovare deriva dall’incapacità ad assumere una “diversa” prospettiva dei problemi.

Il 9° Censimento dell’industria dei Servivi e delle Istituzioni Non Profit ci ha alzato la palla, ci ha descritto bene come la dimensione Economica e Sociale siano correlate ( The Nonprofitization of Business direbbero alla Stanford University) e come il perimetro pubblico, che vede la Stato arretrare, debba allargarsi e includere nuovi Soggetti capaci di condividere una comune visione di Bene.

Il Censimento ci ha dato i numeri del “decennio” passato, ma ci ha alzato il sipario anche sul titolo del “nuovo”, appena iniziato: benvenuti nell’era della “Co-produzione”. (http://www.aiccon.it/benvenutinelleradellacoproduzioneistat.html#.UfIXK22d8q5)

Post di Paolo Venturi pubblicato su Vita

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