La buona notizia è che il non profit cresce. I numeri sono spesso percepiti nel loro significato asettico, senza anima , nel loro valore intrinseco senza valorialità…Nel nostro caso i numeri del censimento, appena concluso, ci segnalano che le istituzioni non profit (sarebbe meglio chiamarle imprese sociali non profit) sono 301.191 (anno 2011) e c’è stato un incremento del 28% rispetto al censimento del 2001. Un risultato lusinghiero considerando che le imprese profit hanno avuto un incremento del +8,4% mentre le istituzioni pubbliche sono diminuite del -21,8 %. Aridi numeri? No. Una prima interpretazione è che i servizi di pubblica utilità ed indispensabili per il welfare e benessere dei cittadini si stanno spostando verso la gestione del non profit (ricordo organizzazioni senza scopo di lucro,con il reinvestimento degli eventuali utili,il profitto del non profitto).
La loro formula imprenditoriale ha costi inferiori,maggiore efficacia,crea maggiore soddisfazione nei cittadini utenti-clienti ed il personale ha una “marcia in più” in motivazione .
La seconda considerazione è che il settore non profit è più dinamico rispetto agli altri settori e la sua flessibilità ha creato risposte pronte ai bisogni socio assistenziali e di protezione civile(+29,5% rispetto al 2001), sanitari(+ 13.4%),di cultura,sport e ricreazione(+39,5%).
Si pensi che 195.841 non profit offrono servizi sportivi,di cultura e ricreazione e quindi senza la loro attività non ci sarebbero gli elementi fondamentali per passare dall’ indicatore economico e un po’ obsoleto Pil (prodotto interno lordo)agli indicatori economico sociali di Benessere equo e sostenibile(BES).
Essi sono il futuro per misurare il welfare. Spicca la “percentuale bulgara”(in senso positivo) di incremento delle non profit (4.847 unità prevalentemente fondazioni) che fanno filantropia e promozione del volontariato(+289%).
Vuol dire che abbiamo ancora riserve di solidarietà,altruismo e senso del dono. E chi “lavora“ nelle non profit?
Sono 5,7 milioni di persone di cui 4.758.622 volontari(83,3% del totale),ma anche 680.811 dipendenti retribuiti con continuità(uno stipendio tutti i mesi), 270.769 persone esterne che lavorano per le non profit e 5.544 lavoratori temporanei. Un prima considerazione è che volontari e persone retribuite sono tutti dipendenti funzionalmente delle non profit. La sfida delle esigenze di welfare richiede un volontariato che mette a disposizione tempo qualificato e specializzato simile al tempo dei dipendenti retribuiti.
Seconda considerazione è che il non profit ha avuto una variazione del + 39,4% di addetti rispetto al 2001. Senza celebrazioni,ma questo vuol dire che il settore è trainante rispetto al settore pubblico(-11,5%) e al settore delle imprese(+4,5%) in termini di occupazione. Però sono buone notizie che ci devono allarmare se continuiamo a considerare il non profit una ruota di scorta del sistema;i dati del censimento sono l’evidenza del suo valore strutturale senza il quale il sistema paese scricchiola. Donare e fare il volontario non sono il buonismo di altri tempi,ma la virtuosa esigenza del nostro tempo.
di Giorgio Fiorentini