Non solo il sottosuolo nigeriano: tutto il golfo di Guinea è ricchissimo di petrolio. Ora anche São Tomé e Principe vuole iniziare a esportare il greggio, iniziativa che ha subito destato l'interesse delle istituzioni finanziarie internazionali e degli Stati Uniti. Questa settimana il governo di São Tomé e Principe ha annunciato la creazione di un "Comitato Nazionale di petrolio", che sarà incaricato di vigilare sull'uso delle risorse di greggio. Il progetto è appoggiato da istituzioni finanziarie internazionali, in prima fila la Banca Mondiale, nell'ottica di iniziare l'esportazione di petrolio a partire dal 2010.

Le consultazioni tra il governo, la Banca Mondiale e alcune Ong locali dovrebbero essere iniziate venerdì scorso. In base alle informazioni ottenute dalla stampa locale, l'organismo dovrà essere indipendente e si avvallerà della consulenza di società di verifica esterne. Il progetto si inserisce all'interno dell'Iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI). L'arcipelago, popolato da 140 000 abitanti, è uni dei paesi più poveri del mondo e tra i più dipendenti dagli aiuti internazionali.

Proprio nel marzo di quest'anno, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, hall'interno dell'iniziativa Peasi Poveri molto indebitati (Heavily Indebted Poor Countries Iniziative), hanno annullato al paese una buona parte del debito pubblico.Già dal 2005, il bilancio del piccolo arcipelago al largo del Golfo di Guinea include proventi per l'assegnazione di blocchi petroliferi a società multinazionali nella zona di sviluppo congiunto che condivide con la Nigeria.

Il sottosuolo, anche marino, del Golfo di Guinea è ricchissimo di risorse petrolifere; in base alle stime degli esperti, l'arcipelago di São Tomé e Principe nasconde addirittura 11 miliardi di barili nelle sue profondità oceaniche. Se l'estrazione nei paesi del Golfo, ad eccezione della Nigeria, è lenta a partire, questo si deve in parte alla mancanza di una marina adeguata da parte degli stessi paesi, che non possono quindi contrastare le navi di pirati, nè evitare reciproche violazioni di territorio tra paesi confinanti.

La Nigeria, inoltre, in maniera preventiva, ha già formato una commissione per salvaguardare le proprie scoperte petrolifere e per prevenire attentati di sabotaggio. Per fare questo, ha chiesto aiuto alle forze militare degli Stati Uniti, che si sono subito messe a disposizione. Ma se le forze armate americane hanno intenzione di aumentare la loro presenza nel Golfo è anche perché sono molto interessate dalla nuova iniziativa del piccolo stato di São Tomé. Sarebbero già in corso trattative per far diventare permanente la base Usa nell'arcipelago, mentre è rimasta segreta la location di una nuova US African Command nel Golfo.

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