Rifugiati e migranti provenienti da zone di guerra come Afghanistan e Siria vengono illegalmente respinti dalle coste greche per essere rispediti verso la Turchia. Quelli che approdano in Europa, invece, subiscono detenzione e maltrattamenti. Amnesty International pubblica un report per denunciare ciò che sta accadendo.

“E’ comprensibile che controllare i propri confini sia una priorità per il governo greco, ma questo non deve essere fatto a spese dei diritti umani delle persone che vengono in Europa per cercare qualcosa di migliore per le loro vite e per i loro figli. Sono tempi difficili per la Grecia, come per molti altri Paesi europei, ma questa non è una giustificazione per come i rifugiati e i migranti sono stati trattati”. Queste sono le parole di Jezerca Tigani, vice direttore di Amnesty International per l’Asia Centrale e l’Europa.

Da diversi mesi, Amnesty sta raccogliendo le testimonianze di molti dei migranti che si sono trovati ad affrontare delle difficoltà inaudite e dei trattamenti inumani nel tentativo di arrivare in Europa. Infatti, proprio loro che scappano da situazioni di conflitto dell’Afghanistan, della Siria, dell’Iraq e dalla Somalia, dalla fame, dalla povertà, hanno ricevuto dei trattamenti illegali e hanno subito la violazione dei propri diritti umani.

In un report di 40 pagine, Amnesty International denuncia le ingiustizie che si sono perpetrate sui confini delle Grecia; nelle testimonianze raccole, molti descrivono le violenze subite direttamente o quelle alle quali hanno assistito. Il report sottolinea anche il pericolo che i migranti affrontano nella traversata dalla Turchia alla Grecia, e i trattamenti che gli si riservano una volta che sono sbarcati. “E’ allarmante la quantità di storie di respingimenti e violenze che abbiamo raccolto”, dichiara Jezerca Tigani; “quello che applica la Grecia è ormai un sistema regolare, nonostante sia illegale. Ed è anche estremamente pericoloso, al punto di mettere a serio rischio la vita delle persone”.

Oltre alla sorveglianza costante e alla costruzione di un recinto, vengono utilizzati metodi non propriamente etici per far tornare indietro chi tenta di arrivare in Grecia, quando i migranti vengono forzatamente ricondotti verso la Turchia. In molti hanno raccontato del terribile viaggio di ritorno sul fiume Evros: barche gonfiabili speronate, accoltellate, quasi ribaltate mentre vengono trascinate dalle imbarcazioni della guardia costiera greca. Dopo di che, rimossi i remi e disattivati i motori, vengono lasciati in mezzo al mare.

Non va meglio a chi, nonostante tutto, riesce finalmente a sbarcare in Europa; è ordinario che le persone siano imprigionate in celle sporche e scure, per lunghi periodi, e problemi sanitari sono molto diffusi, dato l’accesso limitato alle primarie condizioni d’igiene.

Amnesty International chiede alle autorità greche di fermare immediatamente i respingimenti, consentendo a tutti i migranti in arrivo la possibilità di essere ascoltati singolarmente e che vengano valutate le situazioni caso per caso; inoltre, si chiede la liberazione degli immigrati irregolari che cercano asilo politico.

Ovviamente, la comunità europea non può esimersi dal fare la sua parte in questa situazione così critica: è necessario che assista le autorità greche nell’accoglienza dei migranti, assicurandosi che vengano rispettati gli elementari servizi di ricezione (assistenza, cure sanitarie, ecc). “Alcuni stati membri dell’Unione Europea sembrano essere felici del ruolo di 'custode del passaggio' che svolge la Grecia; ma questo stride con il ruolo che l’’Unione Europea stessa vuole ricoprire, facendosi spesso portatrice di intenti di pace all’estero, salvo poi negare il diritto d’asilo e mettere a rischio la vita di chi cerca rifugio proprio in Europa” sostiene ancora Jezerca Tigani. “L’UE deve agire ora per porre fine a questa violazione dei diritti umani”.


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