È il progetto«AgriTorino», lanciato da Congregazione salesiana, Cottolengo e Sermig: il Comune donerà le aree e selezionerà i candidati.
Andrea Rossi
C’è la crisi? Andiamo a zappare. Per la prima volta tre grandi attori del mondo della solidarietà hanno deciso di unire le forze e provare a dare una speranza a qualche famiglia in difficoltà. Congregazione salesiana, Cottolengo e Sermig hanno battezzato il progetto «AgriTorino». Obiettivo: trasformare i disoccupati in contadini. Senza la retorica del ritorno alla terra, della riscoperta del piccolo mondo antico, ma con molto pragmatismo: «Nello statuto del comitato abbiamo inserito un vincolo», spiega il presidente, l’avvocato Riccardo Rossotto. «Si sperimenta la fattibilità di un modello e la sua sostenibilità, innanzitutto economica. Non vogliamo creare un carrozzone, una cosa che non sta in piedi e genera solo perdite».
Esperimento sostenibile
Fanno sul serio, tanto è vero che in poche settimane al comitato si sono aggiunte Piazza dei Mestieri, i Padri somaschi e l’Opera Barolo. Ultima, ma non per importanza, PerMicro, società specializzata nel microcredito: completare la trasformazione da senza lavoro a piccoli imprenditori sarà compito loro. Infine, è arrivato il Comune di Torino. E non è un fattore secondario. Intanto perché è stato l’ultimo atto siglato da Tom Dealessandri come vicesindaco. E poi perché la città metterà a disposizione le liste di persone iscritte ai servizi per il lavoro, farà una sorta di scrematura di curricula e intenzioni, consegnando al comitato una lista di aspiranti agricoltori con un minimo di conoscenza della materia e soprattutto consapevolezza di quel che significa lavorare la terra; e poi metterà a disposizione terreni incolti di sua proprietà, trasformandoli in orti e - perché no? - piccole aziende. «Non possiamo assegnare contributi, ma abbiamo terre incolte e migliaia di persone senza lavoro iscritte ai nostri servizi per l’impiego», spiegava venerdì scorso Dealessandri, dopo aver firmato il protocollo d’intesa.
Terreni donati
L’esperimento «AgriTorino» è partito qualche settimana fa su quattro lotti di terreno a Piossasco, dove stanno lavorando tre persone. Altri terreni saranno concessi a inizio novembre in comodato gratuito da privati, o dagli stessi enti che hanno formato il comitato, a Cumiana, Caramagna, Cavallermaggiore e Venaria. «C’è la disponibilità di un cascinale a Santena», rivela Rossotto. «Ma l’area è così vasta (80 giornate) che ci stiamo facendo aiutare da un imprenditore per fare un piano economico. Se funziona potrebbe diventare una casa famiglia».
Tutto procede a piccoli passi, come è nella filosofia del comitato. All’inizio i numeri saranno ristretti: 20-30 persone. Trovare aspiranti agricoltori è al tempo stesso facile e arduo. «Persone che si propongono ce ne sono, ma tanti non hanno idea di che cosa significhi lavorare la terra né di quanti sacrifici richieda, perciò si tirano indietro». Qui entra in gioco il Comune di Torino, che fornirà una lista di una trentina di potenziali agricoltori.
Ciascun disoccupato seguirà un corso di formazione all’istituto salesiano di Lombriasco. Su ciascun terreno verrà eseguito uno studio di fattibilità. Il comitato diretto da Rossotto dovrà monitorare la rendita delle terre e capire se sia possibile trasformare l’esperimento in un’attività sostenibile i cui costi non superino i ricavi della vendita di prodotti. In fondo, l’obiettivo è creare posti di lavoro per chi l’ha perso, non fabbricare illusioni.
http://www.lastampa.it/2013/07/22/cronaca/economia/terre-da-coltivare-ai-disoccupati-lalleanza-del-no-profit-ro8NSgo6Buh011nvlOW4TI/pagina.html