“I dati Istat sulla povertà relativi al
2012” – afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale
delle Acli - attestano un significativo peggioramento,
segno che la crisi colpisce i ceti lavoratori, estende il numero dei lavoratori
poveri ed ampia la categoria delle persone e delle famiglie in povertà assoluta.
Questi dati dell’Istat confermano quanto le
Acli hanno rilevato tra i contribuenti che si rivolgono al proprio Caf, nel
Rapporto Acli sui redditi di lavoratori e famiglie: i
redditi dichiarati nel medesimo quadriennio esaminato dall’Istat 2009–12)
risultano in calo a livello complessivo (-1,08%) e in particolare quelli da
lavoro dipendente (-3,12%).
Preoccupa –prosegue Bottalico - l’aumento della povertà
assoluta, per dimensione, quasi cinque milioni di persone coinvolte,
con un incremento di circa un terzo dell’incidenza rispetto al 2011, e per
intensità, aggravando la forbice delle diseguaglianze.
La situazione peggiore è per le famiglie, specie al Sud, con il capo famiglia
disoccupato, ma anche il Nord non è salvo, si registra un aumento della povertà
assoluta anche tra impiegati e dirigenti, ed addirittura tra le famiglie che
dispongono di redditi da lavoro e di pensione. L’immagine disegnata dai dati
Istat è quella di un Paese unito nella povertà e
nell’impoverimento delle famiglie.
Occorre dunque – conclude il presidente delle Acli - frenare la
perdita di posti di lavoro, attraverso un piano industriale capace di rilanciare
la produzione in Italia e di valorizzare le professionalità, ed occorre
intervenire sul piano fiscale con nuove detrazioni per dare ossigeno alla
capacità di spesa delle famiglie, prima che i numeri del disagio sociale, ed in
particolare quelli relativi alla povertà assoluta, risultino ingestibili
politicamente e per sboccare la dinamica dei consumi, a cui sono appese le
possibilità di ripresa”.