Non limitare le possibilità di attraversare la frontiera per i rifugiati siriani, intraprendere misure immediate per mitigare gli enormi rischi di una possibile espansione della crisi in Siria e stabilizzare la situazione dei paesi limitrofi. È quanto ha richiesto l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, António Guterres, nel corso di un meeting del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in collegamento video da Ginevra.

“Rinnovo la mia esortazione agli stati - all’interno e fuori della regione - affinché tengano aperte le proprie frontiere e ricevano tutti i siriani che cercano protezione” ha dichiarato Guterres. “Perché il mio appello abbia successo, è fondamentale che gli stati limitrofi garantiscano un’imponente solidarietà. Le opportunità di ammissione per reinsediamento e per motivi umanitari, poi, possono essere di complemento, in quanto utili - seppur limitate - misure di condivisione degli oneri”.

L’Alto Commissario ha quindi affermato che l’accesso alla sicurezza, nella regione, sta diventando sempre più arduo per coloro che cercano di fuggire, andando ad aggiungersi ai quasi 1,8 milioni di rifugiati siriani la cui presenza è accertata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto. “I due terzi di loro ha lasciato la Siria dall’inizio di quest’anno, per una media di oltre 6mila persone al giorno. Era dai tempi del genocidio in Ruanda, quasi vent’anni fa, che non si assisteva a un esodo di simili proporzioni” ha rivelato l’Alto Commissario.

In Iraq - ha proseguito Guterres - si sono intensificati gli scontri settari e il paese ha chiuso i propri confini, riducendo drasticamente gli arrivi. Al momento l’Iraq accoglie oltre 160mila rifugiati siriani. In Egitto, dove l’UNHCR ha registrato circa 90mila rifugiati siriani, la scorsa settimana diversi voli passeggeri provenienti dalla Siria sono stati rimandati indietro a seguito della decisione di imporre la necessità di visto e autorizzazione di sicurezza per i cittadini siriani.

“Comprendo pienamente le sfide che l’Egitto sta affrontando in questo momento” ha dichiarato l’Alto Commissario al Consiglio di Sicurezza. “Ma allo stesso tempo auspico che il paese continui ad estendere la sua tradizionale ospitalità ai rifugiati siriani, come ha fatto fin dall’inizio del conflitto”.

In Turchia e Giordania, paesi che insieme accolgono quasi 1 milione di rifugiati siriani, “le autorità adesso stanno gestendo attentamente i confini con la Siria, principalmente a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale” ha aggiunto. “Le frontiere non sono chiuse - i rifugiati infatti continuano ad attraversarle - ma per molti ciò può avvenire solo in maniera graduale”.

Guterres ha poi esortato i governi a fare tutto il possibile per trovare il corretto equilibrio tra le misure atte a prevenire pericolose infiltrazioni e la necessità di garantire che i rifugiati in cerca di sicurezza - in particolare famiglie, anziani e donne con bambini - non restino bloccati in condizioni d’incertezza o nella possibilità di restare coinvolti nei combattimenti.

Il conflitto nel frattempo sta costantemente estendendo i propri effetti verso in Libano, il solo paese le cui frontiere restano completamente aperte e che finora ha accolto oltre 600mila rifugiati registrati. Il numero di incidenti di sicurezza è in crescita a Tripoli, nel sud e in aree della Valle della Bekaa - ha evidenziato l’Alto Commissario - che ha poi aggiunto: “il sistema politico del paese è paralizzato e probabilmente resterà tale finché la crisi siriana non avrà un termine”.

La generosità dei paesi d’accoglienza nei confronti dei rifugiati sta raggiungendo costi sempre più alti, ha proseguito Guterres. “Mentre la Siria continua a perdere la propria popolazione, le prospettive di una soluzione politica e di porre fine ai combattimenti restano modeste. In alcuni dei paesi limitrofi i segnali di destabilizzazione sono preoccupanti”. Quindi il monito dell’Alto Commissario: “se la comunità internazionale non agirà in maniera più risoluta per assistere questi paesi, il continuo afflusso potrebbe spingerli oltre il punto di non ritorno”.

“Le recenti restrizioni all’accesso suonano come un campanello d’allarme che non deve essere ignorato” ha aggiunto Guterres, esortando la comunità internazionale “a riconoscere che non si può continuare a trattare l’impatto della crisi siriana come una semplice emergenza umanitaria”.

Con il protrarsi del conflitto “diventa necessario un approccio di lungo termine, che si concentri sull’assistenza allo sviluppo, in particolare per quei paesi e quelle comunità che sono colpiti più gravemente dalla crisi di rifugiati”.

A tal fine Guterres ha rivolto un appello alle istituzioni finanziarie internazionali, alle organizzazioni delle Nazioni Unite e alle agenzie di sviluppo nazionali e regionali “affinché cooperino con i governi interessati nel formulare e sostenere i programmi di sviluppo che assisteranno questi stati ad affrontare l’impatto della crisi in Siria”.

“Alcuni passi concreti sono già stati compiuti dalla Banca Mondiale, dalla Commissione Europea e da diversi paesi donatori. Ma ciò che ora serve è un piano d’azione coordinato e organico che contribuisca ad alleggerire la pressione che grava sui paesi d’accoglienza più colpiti, consentendo loro di continuare a fornire un riparo ai rifugiati. L’UNHCR, con la sua estesa presenza sul terreno, è pienamente preparato a sostenere un simile impegno” ha dichiarato.

“Ciò che sto chiedendo oggi è essenziale al fine di mitigare il rischio di un’esplosione che possa travolgere l’intero Medio Oriente. Ma solo una soluzione politica per la Siria, e la fine dei combattimenti, potrà neutralizzare completamente questo rischio” ha concluso l’Alto Commissario.



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