Il governo italiano deve indagare e rendere pubbliche tutte le circostanze
che hanno portato all'espulsione illegale della moglie e della figlia
dell'oppositore politico kazako Mukhtar Ablyazov. Lo ha dichiarato il 16
luglio Amnesty International, mentre il parlamento italiano si appresta a
esaminare le conclusioni dell'inchiesta del ministero dell'Interno sulle accuse
di collusione tra Italia e Kazakistan e altre violazioni della legge
italiana.
"Le autorità italiane devono assicurare che vi sarà un pieno
accertamento dei fatti, inclusa ove necessario l'apertura di procedimenti
penali, per ogni violazione dei diritti umani delle due persone espulse. Solo
in questo modo potrà essere messa da parte ogni accusa di collusione con le
autorità del Kazakistan" - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma
Europa e Asia Centrale di Amnesty International.
Il 29 maggio Alma
Shalabayeva e la sua figlia di sei anni, Alua Ablyazova, erano state prelevate
dalla loro abitazione a Roma a seguito di un raid della polizia che avrebbe
avuto per obiettivo Mukhtar Ablyazov, sul quale pendevano un mandato di cattura
per accuse di frode emesso dalla Gran Bretagna e una richiesta di estradizione
da parte del Kazakistan.
Il 31 maggio, dopo un procedimento di espulsione
dalla velocità sospetta, Alma Shalabayeva e sua figlia erano state costrette
dalla polizia italiana a salire a bordo di un aereo privato diretto in
Kazakistan.
Il 12 luglio, il governo italiano ha retroattivamente
annullato l'ordine di espulsione, riconoscendo che il rimpatrio forzato di Alma
Shalabayeva e di sua figlia aveva violato la legge
italiana.
"L'annullamento dell'ordine di espulsione è un piccolo passo
avanti in una vicenda che richiede trasparenza e assunzione di responsabilità a
ogni livello da parte delle autorità di polizia e di governo. È grottesco che
una donna e la sua piccola figlia siano state portate in tutta fretta su un
aereo privato, senza un giusto processo, e inviate in un paese dove sarebbero
state a rischio di persecuzione" - ha proseguito Dalhuisen.
I mezzi
d'informazione italiani hanno riferito che il 6 luglio l'ex presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi ha incontrato in Sardegna il presidente del
Kazakistan Nursultan Nazarbayev, a indicare le strette relazioni tra il governo
kazako e influenti attori della politica italiana.
L'inchiesta interna
della polizia italiana è stata supervisionata dal ministro dell'Interno Angelino
Alfano, che è anche il segretario politico del partito di Silvio Berlusconi, il
Popolo della libertà.
Al momento dell'espulsione, le autorità italiane
avevano fatto riferimento a irregolarità nei documenti di Alma Shalabayeva, che
avrebbero giustificato il provvedimento. Tuttavia, gli avvocati della donna
hanno fornito prove relative alla validità di tali
documenti.
"L'inchiesta dovrebbe essere veramente indipendente e dovrebbe
apparire come tale. Siamo molto preoccupati per il fatto che il ministero
dell'Interno stia indagando su se stesso, in quanto responsabile di tutte le
questioni relative all'immigrazione, comprese le espulsioni. L'indagine sul
rinvio forzato di Alma Shalabayeva non dev'essere considerata alla stregua di un
affare interno" - ha commentato Dalhuisen.
Il 7 giugno Alma Shalabayeva,
che si trova attualmente ad Almaty insieme alla figlia, è stata incriminata per
aver falsificato un documento d'identità kazako, reato punito secondo la legge
kazaka con una pena da due a quattro anni di carcere.
"Alma Shalabayeva è
ora nelle mani del governo del Kazakistan, tristemente noto per fabbricare
accuse contro gli oppositori politici e le persone a loro associate e che vanta
una lunga storia di torture, maltrattamenti e processi clamorosamente iniqui.
Qualsiasi funzionario o esponente politico italiano coinvolto nell'espulsione di
Alma Shalabayeva e di sua figlia, poste dunque a rischio di subire tali
violazioni dei diritti umani, dovrebbe essere chiamato a risponderne" - ha
concluso Dalhuisen.
Ulteriori
informazioni
Mukhtar Ablyazov ha ottenuto asilo nel Regno Unito nel
2011, in quanto a rischio di persecuzione in Kazakistan.
In precedenza,
Ablyazov aveva occupato posti di rilievo nel governo kazako. Nel 2001, insieme
ad alcuni esponenti politici e uomini d'affari di primo piano, aveva fondato il
movimento politico Scelta democratica del Kazakistan. Nel 2002, era stato
accusato di abuso d'ufficio e appropriazione indebita di fondi statali, accuse
che Amnesty International ritiene fossero motivate politicamente, e condannato a
sei anni di carcere. Durante la detenzione era stato picchiato e sottoposto ad
altri maltrattamenti affinché desistesse da ogni attività politica. Nel 2003 era
stato rilasciato a condizione che abbandonasse la vita politica. Nel 2009 aveva
lasciato il Kazakistan e aveva preso la residenza del Regno Unito. Non è noto
dove si trovi attualmente.