Quando Juliet arriva a lavoro ogni mattina, potrebbe essere scambiata per un membro qualsiasi dello staff, pettinata e vestita di tutto punto, si siede a bere il suo caffè e a controllare le email. Poi avviene la trasformazione: Juliet indossa la tuta blu e i pesanti stivali neri ed eccola diventata meccanico WFP, una donna a suo agio sia nel garage polveroso riparando una Toyota Land Cruiser che dietro a un computer.

Di Lydia Wamala

“Adoro questo lavoro” dice Juliet. I suoi grandi occhi si illuminano mentre si dirige verso il vasto garage dove si trova il veicolo che riparerà oggi.

Juliet è un meccanico del WFP e lavora per la flotta strategica di camion dell’agenzia in Uganda, in una base alle porte della capitale, Kampala. La base ospita veicoli leggeri e 19 camion che servono soprattutto a trasportare l’assistenza del WFP nelle regioni problematiche di Karamoja e del Nilo Occidentale, dove i trasportatori commerciali sono poco inclini ad andare.

Oggi, qualcosa non va a lavoro: mancano due chiavi inglesi. “Mi ricordo di averne prestata una” dice Juliet, mentre con la mano rovista in una borsa per gli attrezzi di plastica rossa. “Ma me ne mancano altre due”. Juliet si volta verso le altre cassette degli attrezzi, possiede quasi 200 pezzi diversi, ognuno con il suo nome.

Juliet ripara i veicoli leggeri così come i camion della flotta strategica del WFP. Oggi, è il turno di una Toyota Land Cruiser: bisogna sostituire il faro rotto.

Juliet mi spiega che la manutenzione di un veicolo comporta il cambio di olio e filtri, il controllo del filtro dell’aria, dei freni, del  liquido di raffreddamento e dell’acqua della batteria. Usa un linguaggio tecnico, parla di liquido per freni e frizioni, olio differenziale, cambio e olio motore, sospensioni, carburante e filtri dell’olio.

Prima di scendere nel pozzetto di servizio, Juliet tira fuori un cappello nero morbido per coprire i suoi capelli ricci. È appena stata dal parrucchiere. Poi, comincia a lavorare. Scarica l’olio usato e controlla vari pezzi, tutti sporchi e polverosi. Ha le mani ricoperte di grasso e polvere ma dice di non riuscire a lavorare bene con i guanti.

“Ogong!” Juliet chiama un suo collega. “Potresti venire ad aiutarmi a stringere il filtro?” David Odong arriva dopo pochi secondi, stringe il filtro dell’olio, dà una ripulita agli altri pezzi e la aiuta a chiudere il cofano. “Lavorare con gli uomini mi stimola a fare un buon lavoro. Siamo una squadra”, afferma Juliet. “Loro mi aiutano in alcune circostanze e io li assisto quando ne hanno bisogno. Imparo da loro e loro da me”.

Juliet non è affatto preoccupata di essere una delle poche donne meccanico che lavora per il WFP, se non l’unica. “Non è un lavoro facile,” dice “Ogni lavoro ha le sue difficoltà,  e ogni difficoltà ha la sua soluzione”.

Tewolde, a capo dei trasporti del WFP in Uganda, dice che le donne meccanico sono un’eccezione, in Africa: “Sono contento che ci sia un minimo di equilibrio tra uomo e donna, in questo campo. Juliet è orgogliosa di lavorare come meccanico per il WFP”.

Juliet ha studiato ingegneria meccanica, ingegneria industriale e gestione dei trasporti e logistica. È per questo che riesce a svolgere diverse funzioni in ufficio, come inserire dati e riconciliare le schede di lavoro usando il sistema di gestione della flotta. Juliet ha sempre desiderato di lavorare come  ingegnere, non necessariamente un meccanico, ma  è contenta di questi quattro anni di lavoro con il WFP che le hanno permesso di acquisire un’esperienza pratica.

Può essere però un lavoro duro: per  rimuovere un pneumatico per controllare i freni, Juliet deve prima dare un forte calcio alla chiave della ruota per riuscire a svitare, uno per uno, i dadi dei bulloni.

Dopo due ore di duro lavoro, le rimane solo da sistemare il faro. Juliet sa che deve darsi da fare: il veicolo deve essere pronto per il giorno dopo. Ma è tutto sotto controllo. Juliet ha una forte motivazione: sapere che il suo lavoro con motori e carrozzerie aiuterà il WFP ad assistere I più bisognosi.

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