Da papa Francesco uno sguardo profetico sui migranti.
Dall'omelia una domanda senza risposta: come contrastare
le decisioni che producono drammi umani, come quelle che subiscono i
migranti?
“Dopo la sobria testimonianza di carità cristiana
compiuta ieri mattina da
papa Francesco a Lampedusa per
ricordare ai fedeli ed alla società globale il dramma del fenomeno migratorio
connesso alla fuga dalla miseria e dalla guerra, ognuno si deve assumere le
proprie responsabilità”.
Questo il commento di Gianni
Bottalico, presidente nazionale delle Acli alla prima visita
del papa fuori dalla diocesi di Roma, a Lampedusa, luogo simbolo che da anni
accoglie migliaia di migranti, vivi e morti.
"Nel monito di Papa Francesco - continua Bottalico - c'è il
richiamo ad un nuovo umanesimo planetario e le Acli sono grate a Papa Bergoglio
per aver contribuito a rompere il muro di indifferenza che per troppo tempo ha
nascosto le tragedie che si consumano nel Meditterraneo attraversato da grandi
flussi migratori di persone che rischiano la vita alla ricerca di un'esistenza
migliore. Si generino nei loro confronti pensiero e azioni di
solidarietà. I singoli, le organizzazioni sociali, le istituzioni nazionali
ed europee – prosegue Bottalico - non possono rimanere indifferenti ai
drammi che si consumano sui barconi della speranza, vicino alle nostre coste. In
particolare occorre rivedere la legge
sull'immigrazione, abolendo il reato di immigrazione
clandestina e dare attuazione alla riforma della
cittadinanza, estendendola agli immigrati di seconda
generazione. Anche l'Europa deve sentirsi più corresponsabile nella
gestione dei flussi migratori che si registrano ai sui confini meridionali.
Ma l'omelia di Papa Bergoglio chiama in causa un più generale stile di vita
che ha perso di vista l'orizzonte della fraternità: l'incapacità di sentirsi
custodi gli uni degli altri, che sfocia in una indifferenza su scala
planetaria.
Dobbiamo essere più autocritici sulle «bolle di sapone» che ci costruiamo
some singoli, come associazioni, come istituzioni, che ci isolano dalle
necessità del prossimo.
C'è una domanda – conclude Bottalico -che
rimane senza risposta, nell'omelia di papa Francesco a
Lampedusa, perché la risposta non la deve dare il pontefice ma la devono cercare
gli uomini, a cominciare dai laici cristiani impegnati nella società: come si
possono contrastare e vincere quelle «decisioni socio-economiche» che sono state
prese «nell’anonimato» «a livello mondiale» e che «hanno creato situazioni che
conducono a questi drammi»?
Ciò vale sia per il dramma dell'immigrazione, sia per la situazione in cui
versa il lavoro nel mondo, sia per la grande crisi economica e finanziaria in
corso. Impegnarsi a trovare delle soluzioni significa costruire una
alternativa a quella «globalizzazione dell’indifferenza» che
appesantisce la sofferenza dei migranti”.