“La visita del Papa a Lampedusa in memoria delle troppe vittime morte in
mare nel tentativo di raggiungere un’opportunità di futuro migliore è un segno
di straordinario valore per tutti e anche per i tanti operatori, come noi,
impegnati ogni giorno a Lampedusa e sulle altre aree di sbarco per assistere e
tutelare le persone più vulnerabili come i minori,” ha dichiarato Raffaela
Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Le storie dei tanti minori soli non accompagnati, talvolta giovanissimi, che
incontriamo quotidianamente nelle nostre continue attività di assistenza e
supporto sull’Isola, sono segnate da terribili percorsi di fuga dai paesi di
origine, detenzioni e violenze di ogni genere, e in ultimo da un viaggio in
condizioni precarie, spesso tentato per più volte, e che per alcuni loro
fratelli, parenti o amici ha significato la perdita della vita.”
Tra i 227 migranti presenti oggi, dopo l’ultimo sbarco di questa mattina, a
Lampedusa, 75 sono minori soli non accompagnati in maggioranza eritrei (48) e
somali (22), di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Alcuni di loro sono
cristiani, la maggioranza è mussulmana, ma al di là dell’appartenenza religiosa,
hanno vissuto l’incontro di oggi con il Papa con grande emozione e con la
speranza che la loro voce, insieme a quella del Santo Padre, possa essere
ascoltata per migliorare l’accoglienza e si possa realizzare un percorso di
integrazione per una vera e concreta opportunità di futuro in Italia e negli
altri paesi europei.
Nell’incontro di Papa Francesco con i migranti questa mattina al molo di
Favarolo, c’erano anche 3 ragazze eritree di 15, 16 e 17 anni. La più piccola
tra di loro, Amina, ha lasciato l’Eritrea per evitare l’addestramento militare,
è stata fermata nel Sinai e arrestata, poi rimpatriata. E’ fuggita di nuovo per
raggiungere la Libia dove si è imbarcata nella speranza di raggiungere l’Italia
dove sogna di fare la segreteria di azienda e poi l’università. Tra i minori
presenti c’era anche Osnam, 17 anni, eritreo anche lui, che in Libia è stato
rinchiuso nei centri di detenzione dove è stato picchiato duramente e, a seguito
dell’assenza totale di cure anche minime per 5 mesi, è rimasto zoppo ad una
gamba, ma è riuscito a sfuggire e ad imbarcarsi.
“Auspichiamo che la presenza e il messaggio del Papa possano segnare una
svolta in positivo nel modo in cui il nostro Paese affronta l’accoglienza e
l’integrazione dei migranti, in particolare dei più vulnerabili, come i minori
soli non accompagnati o le donne spesso in compagnia dei loro bambini anche
piccolissimi. La situazione della prima accoglienza a Lampedusa assume infatti
spesso carattere di emergenza, a causa dell’inadeguatezza dell’unico centro di
accoglienza disponibile e dell’assenza di un piano di intervento efficace
rispetto ai flussi di arrivo più intensi del periodo estivo ” continua Raffaela
Milano. “L’aspetto più grave è la mancanza, più volte denunciata da Save the
Children in questi ultimi anni, di un sistema nazionale strutturato di
accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, che preveda misure adeguate
di protezione e la capacità di reperire rapidamente i posti di accoglienza
disponibili su tutto il territorio nazionale, per poter disporre un
trasferimento dall’Isola il più rapido possibile.”
I minori sbarcati dall’inizio dell’anno a Lampedusa sono 460, di cui 411 sono
minori soli non accompagnati, un numero 3 volte superiore a quelli sbarcati dal
1/1 al 19/6 del 2012 (151).
Save the Children è stabilmente presente a Lampedusa con un team di
operatori, per incontrare e assistere i minori sin dal momento dello sbarco,
assieme ad UNHCR, OIM e Croce Rossa nell’ambito del progetto Praesidium del
Ministero dell’Interno.