All'inquinamento da PBC e all'indifferenza dell'amministrazione, i bresciani rispondono con strumenti non convenzionali. Il 2013 è stato denominato "anno europeo dell'aria" ma gli italiani, secondo recenti dati rilasciati da Legambiente, difficilmente riescono a vivere sotto i cieli grigi delle loro città, difficilmente riescono a credere che l'acqua è tutelata come bene comune. Come testimonia ufficialmente il rapporto Ambiente Italia 2012, sono ancora tanti i problemi di inquinamento irrisolti, ne è un esempio pratico, la drammatica situazione della città di Brescia, contaminata da PCB. Passeggiando nella PCB zone..

Lucia Mosca

 

"Un secolo di cloro e... PCB"

Marino Ruzzenenti, nel libro "Un secolo di cloro e... PCB", porta alla luce una tragica realtà rimasta celata ai cittadini della provincia lombarda fino al 2001. La Caffaro, una fabbrica stanziata nel sud della città, è colpevole di aver scaricato, per cinquant'anni, in canali diretti all'irrigazione dei campi, un male, una "bomba ecologica" incolore ed inodore: il PCB (Policlorobifenile); una "molecola indistruttibile", causa di cancro e tumori al sangue oltre che ritardi psichici nei bambini. Fa parte di quella che, nella Convenzione di Stoccolma, è stata definita la "sporca dozzina" delle sostanze più nocive per l'uomo, e della quale ne è pertanto proibita la produzione. Nel 1984 la Caffaro chiuse i battenti ma nonostante ciò, il PCB rilasciato continua tuttora a provocare danni considerevoli. Terreni di agricoltori e allevatori confiscati, opere di bonifica interrotte e amministrazioni comunali che si rifiutano di costituirsi parte civile. 25.000 persone infette residenti nella zona sud di Brescia; 4 milioni di mq l'area totale ricoperta da PCB, all'interno della quale è vietato entrare (comprende parchi pubblici, scuole, e infrastrutture inutilizzate) e che è chiamata "zona rossa".


I cittadini mobilitati per il diritto alla salute

I cittadini di Brescia da anni tentano di rivendicare quello che l'articolo 32 della Costituzione italiana sancisce, il diritto alla salute. Il PCB, e le altre sostanze tossiche, tolgono, oltre a quello alla salute, anche il diritto dei bambini, di giocare nei parchi, agli anziani di rinfrescarsi con le acque delle fontane in strada, agli agricoltori e allevatori di fare il loro mestiere; perchè, tutto, per non essere contaminato, non deve entrare in contatto con ciò che non è ricoperto d'asfalto. I cittadini si sono mossi sul piano locale come europeo per rivendicare il proprio diritto di una vita dignitosa. Ma non è servito.

Non è servito il documento conclusivo della riunione della Casa delle Associazioni di San Paolo (rappresentanti di cittadini, Consulta Ambiente, del Comitato Spontaneo Contro le Nocività, del Comitato Difesa Salute Ambiente, del Comitato Villaggio Sereno e di Legambiente) per chiedere interventi concreti e chiarezza, presentato ad A2A, Comune, ARPA, ASL e Regione. Non ha sortito effetti la denuncia, del comitato popolare contro l'inquinamento in zona Caffaro, alla Commissione europea, per chiedere l'apertura di una procedura d'infrazione per l'Italia. Ne tanto meno l'ultimo documento della Regione Lombardia, il PRIA (Piano regionale degli interventi per la qualità dell'aria) ha smosso la situazione.

Nonostante i bresciani non hanno ancora ottenuto risposte, conoscono bene i loro diritti, e perciò, le loro lotte continuano, e continuano con strumenti anche non convenzionali.

A Brescia, in questi anni, mentre gli adulti indicevano lo sciopero della fame per rivendicare il loro diritto alla salute, i bambini costruivano, attivamente, il loro senso civico: occupando simbolicamente, la scuola G.Deledda; partecipando con i loro cartelloni a manifestazioni per un ambiente più salubre; venendo coinvolti in progetti come quello di Eco-Oca, un gioco dell'oca ecologico (promosso insieme a tanti altri progetti dedicati ai bambini, dall'associazione Ambientebrescia).

In questi giorni abbiamo assistito ad un ennesimo tentativo di comunicazione cittadina, del disagio: gli attivisti della Rab (Rete Antinocività Bresciana) e di Art@Hacka, in occasione dell'edizione 2013 dell'Ecoparade, hanno organizzato, con la partecipazione di moltissime associazioni e comitati attivi sul territorio, un flash-mob contro l'inquinamento ambientale e sociale di Brescia.

Il flash mob ha accompagnato un'orignale streetpadare ambientale formata da sette carri musicali, ognuno rappresentante una tematica ambientale irrisolta che andranno a fermarsi e ad aprire un dibattito, in quattro punti simbolo dell'inquinamento ambientale e sociale di Brescia.

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