"Il progetto Dignità per le detenute, realizzato dalla ONG italiana Dokita, sarà considerato come esperienza pilota per la futura riforma dei sistemi di riabilitazione dei detenuti in Honduras", lo ha dichiarato il Direttore della Commissione Speciale di Transizione del Sistema Penitenziario in Honduras, l'Avv. José Augusto Avila Gonzales, in occasione della conferenza di chiusura del progetto il 12 giugno scorso.
Roma, 21 giugno - Si è concluso ieri il progetto Dignità per le detenute: miglioramento della condizione carceraria delle donne recluse del Penitenziario Nazionale Femminile di Tegucigalpa (Honduras), realizzato dalla ONG italiana Dokita onlus con il co-finanziamento dell’Unione Europea. Il progetto si è concluso con successo e con grande soddisfazione delle Istituzioni locali e dell’UE.
Grande soddisfazione è stata espressa dal Direttore della Commissione Speciale di Transizione del Sistema Penitenziario in Honduras, l'Avv. José Augusto Avila Gonzales, il quale ha dichiarato che "Il progetto Dignità per le detenute, realizzato dalla ONG italiana Dokita, sarà considerato come esperienza pilota per la futura riforma dei sistemi di riabilitazione dei detenuti in Honduras".
Secondo Laurent Sillano, a capo della Direzione di Cooperazione della delegazione UE in Honduras, il progetto ha rappresentato un’esperienza importante per la positiva ricaduta sui diritti umani delle detenute. Un progetto sperimentale che, sebbene sia stato realizzato con risorse economiche non elevate, ha dato risultati davvero significativi.
I risultati ottenuti sono ancor più importanti se paragonati alla situazione di emergenza in cui si trovano le carceri del nostro Paese, questione divenuta sempre più urgente come confermato, purtroppo, dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo emessa lo scorso gennaio 2013. L’esperienza condotta da Dokita onlus dimostra, invece, come la società civile italiana possa farsi promotrice di processi di sviluppo che portino ad un reale cambiamento positivo per le detenute, tanto da essere considerato come un modello da seguire da parte delle Istituzioni locali nell’ambito della riforma del sistema penitenziario. Occorre sottolineare come tali risultati siano stati ottenuti grazie ad un programma che ha posto al centro concetti chiave come quelli della prevenzione, della riabilitazione e del reinserimento sociale.
Tra le attività realizzate, è stato avviato nel carcere honduregno un programma di rafforzamento dell’istruzione di base delle detenute, che ha visto la costruzione di una scuola e la realizzazione di uno studio pedagogico volto a migliorare il sistema d’insegnamento e d’apprendimento. Inoltre, sono stati avviati dei laboratori professionali di panetteria, artigianato, cucito, bigiotteria e botanica.
La formazione tecnico-professionale ha avuto il duplice obiettivo di favorire, da un lato, il reinserimento lavorativo delle detenute e, dall’altro, di assicurare una sostenibilità economica alle attività educative e psico-sanitarie attraverso la creazione di un fondo economico derivante dalla vendita dei prodotti realizzati.
Infine, è stata creata una rete di appoggio psicologico per le detenute con l’impiego di professionisti specializzati.
A beneficiare del progetto sono state 172 detenute e 96 guardie carcerarie.
L’Honduras è fra i tre Paesi più poveri dell’America Latina, con oltre il 65% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. La situazione economico-sociale della popolazione si riflette in modo drammatico nel numero di donne detenute. Un dato particolarmente preoccupante perché, in molte famiglie a rischio sociale e con scarse risorse economiche, le donne sono le uniche a occuparsi del sostentamento e dell’educazione dei figli.
Il direttore dell’ONG DOKITA, Mario Grieco, dichiara: “Oggi più che mai è necessario parlare e ragionare in termini di welfare globale e di welfare sociale. Welfare globale, per operare in un sistema che non può più essere solo locale, ma deve farsi carico di portare i servizi di base nei Paesi dove questi sono assenti. Welfare sociale, per valorizzare e riconoscere il ruolo svolto dalla società civile che, con il suo operato, integra i vuoti dello Stato sociale laddove esso non è in grado di arrivare. Grazie al lavoro svolto dalle organizzazioni del terzo settore (associazioni e organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, associazioni di famiglie, fondazioni ed enti senza scopo di lucro) si è creata una vasta rete in grado di esprimere soluzioni innovative nel campo della solidarietà sociale, soluzioni che devono essere tenute nella dovuta considerazione nell’attuazione delle riforme delle politiche sociali, così come accaduto in Honduras con l’esperienza del carcere femminile di Tegucigalpa”.
I video:
Link a video-reportage sul progetto:
http://www.youtube.com/watch?v=qgluYhIsIR4&feature=em-upload_ownerLink a video del monitoraggio realizzato dall’UE lo scorso anno:
http://www.youtube.com/watch?v=n-q_FXQZNKwLink a video-reportage realizzato dell’emittente locale Radio Progreso:
http://radioprogresohn.net/contentrp/index.php?option=com_content&view=article&id=3388:cadena-perpetua-mujeres-en-la-carcel&catid=42:noticias&Itemid=99