Un milione di brasiliani è sceso di nuovo in strada in ottanta città del paese contro gli sprechi di denaro pubblico,
contro le spese eccessive dei Mondiali di calcio del 2014 e per chiedere di migliorare i servizi di base come istruzione e sanità, malgrado il governo abbia annunciato il ritiro della proposta di aumento delle tariffe dei trasporti pubblici che era stata una delle ragioni alla base delle proteste.
A Rio de Janeiro hanno manifestato almeno 300mila persone. Le proteste, cominciate in maniera pacifica, sono degenerate quando un gruppo di manifestanti ha provato ad avvicinarsi al municipio della città: la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla e ci sono stati almeno 62 feriti, alcuni gravi.
A Ribeirão Preto (315 chilometri da São Paulo) un ragazzo di 18 anni è morto mentre partecipava alle proteste, investito da un’automobile che cercava di passare in mezzo ai manifestanti. Nella città,
spiega il quotidiano Folha de São Paulo, stavano protestando 25mila persone.
La presidente Dilma Rousseff ha annullato un viaggio ufficiale in Giappone e ha convocato una riunione d’emergenza del governo il 21 giugno.
La voce della maggioranza. “La maggioranza silenziosa dei brasiliani ha trovato la sua voce e ora Dilma Rousseff, che vuole essere rieletta nel 2014, deve dimostrare di saper ascoltare e rispondere alle richieste con concretezza ed empatia”,
scrive il New York Times in un editoriale che sottolinea che il Brasile è la settima potenza mondiale, ma è ancora ai primi posti per le disuguaglianze.
“I brasiliani hanno capito che dietro il mito pericoloso della nuova classe media e della crescita economica, c’è la vita reale dei lavoratori che è ancora molto difficile: sanità e istruzione non hanno risorse economiche, i trasporti sono costosi e fatiscenti, le città malsane, trafficate e violente”,
scrive il sociologo brasiliano Ricardo Antunes sulla Folha.